PRESENTAZIONE

lunedì 26 giugno 2023

TEMPO DI MEMORIA E DI PENSIERO di Ferdinando Gasparini

 



Entriamo nel Giardino di Ninfa. Il giardino di Ninfa è un monumento naturale della Repubblica Italiana situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta. Questo giardino è stato considerato dal The New York Times, come il più bello al mondo. Diciamolo subito. Siamo in un altro mondo. I colori fanno arcobaleni in mille luoghi e forme diverse; nel mentre guardi, ti arriva il mormorio dell’acqua, che passa sotto un ponte medievale. E subito sei preso da altri ruderi, che sembrano vivere e parlarti, pieni di storia e di voci. Sali anche all’aperto e senza alcun sforzo ti ritrovi a meditare la vita, ad ascoltarla mentre ti sorprende il balletto di uccelli in volo.

Ti ricordi anche di Dante:  avete tu e ’l tuo padre sofferto ... Che ’l giardin de lo ’mperio sia diserto. E di Epicuro, che nel giardino dell’istituzione da lui fondata amava trattenersi con i suoi discepoli. Non dimentico la grotta di Calipso, circondata da pioppi, adorna di viti, sparsa di fontane: “che sino a un nume non potea farsi ad essa , e non sentirsi di maraviglia colmo e di dolcezza.” (Pindemonte).

E mentre cammino su quest’angolo di paradiso, sorrido pensando che questo meraviglioso nome: giardino, non è inglese francese o tedesco, ma porta il timbro egiziano. Di Geb, dio egiziano della terra. Sempre legato a Nut la dea del cielo.

E’ facile ora arrivare a sentirlo specchio della nostra anima, una allegoria dell’esistenza, un luogo di conforto di libertà e di evasione. Uno   spazio   intimo,   uno   spazio   interiore.   Con il linguaggio della natura dice tutto della psiche umana. E qui non posso dimenticare James Hilman, un grande psicoterapeuta junghiano. Ecco le sue parole:

Il giardino è pieno di metafore, penso in particolare al giardino giapponese dove quest'idea mi è apparsa in maniera chiarissima. Tutto   quello   che   accade   nel   giardino   è   pieno   di   metafore   della nostra   vita   psichica,   che   si   tratti   di   un   ponte,   di   un   sentiero tortuoso   o   di   foglie   cadute   (...)   tutte   le   descrizioni   di   ciò   che succede   nel   giardino   durante   il   ciclo   delle  stagioni   riguarda   al tempo stesso la psiche: le foglie che cadono, la paralisi della vita che riprende in primavera, il movimento dell'acqua, le rocce. Sono tutte esperienze che fa anche l'uomo, solo che non le esprime con lo stesso linguaggio, mentre il giardino lo dice con il linguaggio della Natura.       

E aggiunge:

Noi oggi tendiamo a dimenticare che l'anima non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino alla francese o di qualunque altro tipo di giardino, si manifesta qualcosa dell'"anima mundi. L'Anima del Mondo si rende visibile e, anzi, si mette in mostra. James Hlilman.

Ora aggiungo una mia consapevolezza. L’immagine del giardino in tutte le sue forme, compresi i piccoli balconi delle nostre case, ci devono rendere comprensibile, e presente alla nostra mente, che il primo cervello operante nella nostra identità umana è quello che risiede nel nostro intestino. Di questo ne avevano consapevolezza gli abitanti di Uruk, autori del poema “Gilgamesh” (Tremila anni A.C.). Quando affrontano il re della foresta, che era il grande e maestoso Cedro del Libano- ne avevano bisogno per costruire i terrapieni   e   cominciare   la   coltivazione   del   grano – devono affrontare un’angoscia di morte. Lo fanno per il loro popolo i due principi Gilgamesh e Enkiddu. E per questo “delitto”, l’amico dell’eroe, Enkiddu, dovrà morire e sarà per Gilgamesh e il suo popolo una perdita incolmabile e la scoperta della morte. Per secoli l’uomo collocava la mente nel suo intestino, nel suo rapporto con il mondo vegetale. Se l’essere vivente esiste lo deve alle piante. Esse producono l’aria, dentro la quale e con essa noi viviamo.

Per questo, al di là delle similitudini, allegorie e interpretazioni, di fatto, fisicamente il mondo vegetale è in noi, e da noi aspetta di essere conosciuto, attivato e ascoltato. Allora la nostra vita, il nostro giardino, inizierà a coltivare il bene pe sé, comprendendo l’origine di molti mali fisici. Gli antichi, colpendo l’albero della foresta, capirono il dramma ecologico. La conquista sull’albero dovettero pagarla con la vita. Usare il legno dell’albero era colpire un essere vivente. Dovremo essere consapevoli del vissuto psicologico del bimbo del primo e secondo anno di vita. È l’epoca del primo cervello umano.  In questi anni si attuano i processi della formazione dell’io, dei meccanismi di difesa, di fronte alle angosce e ai pericoli di morte. Inoltre è il tempo del piacere legato alle funzioni naturali e della   conquista   del   reale. Questa coscienza e consapevolezza a noi adulti ci aprirebbero le porte per capire in gran parte i drammi del presente, le cui dinamiche corrispondono a tali periodi. E avremmo gli strumenti necessari per percepire il futuro e poterci preparare ad esso, per il bene di tutti. L’intelligenza logica e la tecnologia non sono assolutamente sufficienti. Ci vuole tutto l’uomo. Per il tema di questo numero, affermo l’esigenza di riprendere la conoscenza del nostro primo cervello, dove risiedono le basi della nostra facoltà di pensare e agire, “vegetativa”.

È l’intelligenza sensitiva. 

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