PRESENTAZIONE

sabato 30 settembre 2023

LA PAROLA CHIAVE: CHIARI DI NOTTE - Rita Pacilio

 

Il valore della luce interiore

 Il valore che rimane in eterno è quello fedele alla luce interiore che ci permette di discernere il bene dal male e di entrare in intimità con il grande spazio dell’amore. Questo ragionamento prevede di avere l’ambizione di vivere per qualcosa di grande. Che significa? Significa avere gli occhi puntati su tutto ciò che è limpido e trasparente, quasi come una regola comportamentale che ci stabilisce nella verità. Significa anche andare contro tendenza per maturare il concetto di provvisorio. Infatti, niente ci appartiene definitivamente e tutta la materia che accumuliamo con ardore, spesso prevaricando gli altri, non fa altro che rafforzare l’ego e l’ammirazione degli uomini in modo illusorio. Pertanto, obbedire al divino che ci circonda significa stabilire un tempo vergine in cui tutto nasce e si alimenta grazie a nuove direttive e nuove rivelazioni. 

E se il nostro compito è scovare nel mondo il senso sacro dell’esistenza, allora potremmo concepire slanci di tenerezza ancora possibili tra noi, anche nelle notti buie e tormentose in cui è sempre più giustificabile la paura e il compromesso. Quindi, animati dal desiderio di costruire legami e relazioni umane al momento giusto, veramente potrebbe essere possibile operare senza fare disordine e chiasso. Certo, le intemperie della vita indeboliscono la nostra volontà e, soprattutto, la virtù della prudenza: ecco perché quando si cammina al buio, per esempio, cerchiamo qualcosa di rassicurante, come i leggeri chiarori che ci additano la strada. 

La simbologia del luminoso nella notte marca anche il nostro limite umano e spirituale: addirittura, potremmo paralizzarci di fronte a ciò che non comprendiamo e riconosciamo. In effetti, luce e ombra si oppongono come due modi di valutare e di vivere; ma siamo disposti a nutrire la nostra interiorità di contenuto sacro? Siamo pronti per lasciarci ammaliare dalla melodia del vento, dalla brezza leggera e dalle scie luminose delle stelle come insegnamento culturale? 

Forse, per realizzarci pienamente bisogna provare a metterci in ascolto di ogni segno di gratuità del creato - alla stregua del concetto arcaico del Vecchio Testamento in cui la presenza del divino è tangibile nella Natura - cioè ripartendo dall’origine, dall’Amore infinito di Dio per noi. Siamo disponibili alla fiducia e al rispetto per ogni creatura che incontriamo? È possibile contare sulla capacità di riconoscere le anime nei segni del mondo che, proprio nella notte, appaiono chiare?

 


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