PRESENTAZIONE

mercoledì 22 maggio 2024

TEMPO DI MEMORIA E DI PENSIERO di Ferdinando Gasparini

 
L’IO

LA PROPRIA IDENTITA’

 

Mi piace affrontare questo argomento attraverso un rapido accenno a due persone che ora, santi della Chiesa, vengono onorati e resi ancora attuali i loro progetti.

Parlo di Nicola di Bari, e di Giovanni Bosco di Torino. Oggi due santi. Per un attimo vediamoli nel loro tempo.

Mi propongo di cogliere la loro forza creatrice, quella espressione del oro Io che li ha resi “immortali”.

Nicola di Myra ora di Bari nasce a Patara nel 270 e muore a Myra nel 343. Due imperatori sono importanti nella sua vita, Diocleziano per la persecuzione contro i cristiani e Costantino, l’imperatore che passa l’impero romano dal paganesimo al cristianesimo. Giovani Bosco nasce a Castelnuovo nel 1815 e muore a Torino nel 1888. Nella sua vita nasce l’Italia e importanti sono per il giovane sacerdote e fondatore Urbano Rattazzi e Pio IX.

Mi chiedo: quale forza ha dominato questi due uomini e li ha spinti a creare, ad avere una attenzione precisa. Nicola verso i bambini e le fanciulle, in un’epoca in cui queste due categorie facevano ancora fatica a far parte della specie umana. Si può dire che difese per tutto l’impero la vita dei bambini, in un’epoca in cui il valore dell’esistenza era riconosciuto solo all’adulto. E Giovanni Bosco che per primo riconobbe il ruolo esistenziale dei giovani, dando ad essi il diritto d’esse considerati parte attiva della società. Il giovane ora non è più il piccolo dell’uomo, ma è il giovane soggetto di diritti e doveri. Quindi entrambi, Nicola e Giovanni riconosciuti come fondatori di una nuova realtà, il riconoscimento esistenziale dei bambini l’uno, e dei giovani l’altro, in sintonia con la maturazione umana avvenuti nei 1600 anni che separano le loro vite.  Due realtà da essere riconosciute e valide per tutto il mondo.

Vi è un altro elemento che come un mantello li unisce insieme. In un periodo di crisi culturale entrambi difendono con attività concrete la verità cristiana. In particolare contro Ario il primo, e contro le nuove ideologie che minavano l’autorità del papa, il secondo.

 Per renderli vivi in noi, ripropongo la domanda iniziale. Da dove scaturiva la loro forza da divenire fondatori di nuovi aspetti umani necessari per la crescita di tutta l’umanità, come la storia dopo di loro, onestamente riconosce ad entrambi. Dico una cosa nuova e forse personale. In questi due uomini il loro impegno umano è durato attivo e al massimo livello durante tutta la loro vita. Da piccoli hanno avvertito la loro vocazione, il loro progetto, e ad esso vi si sono lanciati con tutto se sessi. Naturalmente non conosco bene Nicola di Myra. Ma il mio riconoscimento della storia mi permette di sentire concreto quello che sopra ho indicato di lui. Di Giovanni Bosco posso dire di conoscerlo abbastanza. Nella mia giovinezza strinsi un rapporto di amicizia con un collega e decidemmo insieme di fare una sintesi delle Memorie Biografiche di Giovanni Bosco, allora in cartaceo 20 volumi.

 Lo dico riferendomi a Giovanni Bosco. Era un bambino quando incontrò sé stesso nella materialità di un suo sogno. Un sogno suo e allo stesso tempo aperto al mistero della vita. In questo sogno, fatto di ragazzi buoni e cattivi, colse la sua identità, e nel seguito della sua vita realizzò i due aspetti della sua esistenza. L’amore verso di sé nella vocazione sacerdotale, e l’amore verso i giovani nel progetto della sua attività. Le due parti del suo sogno. E’ un messaggio per noi.  Non possiamo realizzare un grande progetto, e dare ad esso tutte le nostre forze, se in esso non troviamo noi stessi.

 Abitante un tempo di Torino e ora di Bari, sento forte il desiderio di proclamare fortunate e grandi queste due metropoli del Nord e del Sud. Sono diventate le patrie storiche di questi due grandi luminari dell’umanità, di due persone umane ancora sentite vive e attuali dentro la nostra storia di oggi.

Immagino una nostra grande aspirazione vedere queste due grandi città unite nell’offrire al mondo la possibilità reale di trasformare in possibile ciò che nel presente sembra irrealizzabile. Davvero nell’epoca di Nicola i bambini e le fanciulle erano merce, e così al tempo di don Bosco i giovani.

La storia ha dato ragione a loro. Forse unendo le forze possiamo realizzare quello che da soli è impossibile.  Per esempio il guardarsi l’un l’altro benevolmente, capirsi che i buoni e i cattivi non si fanno più la guerra ma si confrontano nel costruire nuovo ponti, e così via. 



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