PRESENTAZIONE

martedì 5 novembre 2024

"CUORE NEL CUORE. RESPIRO NEL RESPIRO"

 
Paola Deplano propone la poesia di Camillo Sbarbaro

Io che come un sonnambulo cammino

per le mie trite vie quotidiane,

vedendoti dinanzi a me trasalgo.

Tu mi cammini innanzi lenta come

una regina.

                     Regolo il mio passo,

io subito destato dal mio sonno,

sul tuo ch’è come una sapiente musica.

E possibilità d’amore e gloria

mi s’affacciano al cuore e me lo colmano.

Pei riccioletti folli d’una nuca

per l’ala d’un cappello io posso ancora

alleggerirmi della mia tristezza.

Io sono ancora giovane, inesperto,

col cuore pronto a tutte le follie.

 

Una luce si fa nel dormiveglia.

Tutto è sospeso come in un’attesa.

Non penso più. Sono contento e muto.

Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.

 

da Pianissimo (1960) di Camillo Sbarbaro

 

Ti vedo, Camillo, estroso fanciullo, come ha scritto di te il tuo amico di sempre, Montale. In questa rêverie sei un fanciullo attempato, con le rughe attorno agli occhi miopi e acuti, il vestito grigio topo da uomo serio e onesto, giacca, cravatta, panciotto, il bastone da passeggio per le vie di una città che conosci, ma non ti conosce. Non pensi a niente, l’indolenza ti prende spesso, con facilità – te lo rimproverano gli amici, te lo rimprovera l’amata sorella, unica vera presenza femminile nella tua piatta vita volontariamente grigia. Poi quella donna. La vedi, la segui. È solo un sogno, un sogno come tanti, una donna che non sarà mai tua, un’impalcatura a cui appendere versi, più tardi, a casa, nella solitudine delle tue carte, ricordando Baudelaire, che conosci a memoria, che ti ripeti sussurrando, che ami tradurre, ricreare e rivivere. Sei un fine traduttore, specialmente dal francese -lo sappiamo tutti.

Certo, la donna sconosciuta e Baudelaire sono il decollo, ma atterri su uno dei più begli endecasillabi della lingua italiana e si sente battere, il tuo cuore, sotto il panciotto dell’abito grigio, da cui certamente spunta l’orologio a cipolla, quello che scandisce le tue ore volutamente piatte, tediose.

Una donna vera, una donna tutta tua, tu non la vuoi. Tua sorella dice che una volta hai avuto l’occasione di sistemarti, con una lontana cugina, ma non se n’è fatto niente. E accenna, con discrezione, al tuo amore forse platonico con Elena De Bosis Vivante, sposata, madre di quattro figli, luminosa padrona di casa nella villa senese di Solaia, dove quella volta c’era anche Montale e scrisse una poesia in cui la definiva signora di noi tutti – e in questa poesia c’eri anche tu.

Chissà quanto di fisico c’è stato in questo eterno amore, fondato su un’eterna amicizia, ma non importa, per gli inevitabili piaceri della carne c’erano gli angeli del lupanare, le fanciulle in affitto da te cantate con dolce mestizia e grande tenerezza. Perché eri un uomo buono in tutto, nella tua esistenza volutamente grigia – e figlio di un tempo ante legge Merlin. Le prostitute facevano parte della vita, come il sole e il vento, ci andavano tutti, prima, durante e dopo il matrimonio. Le donne perdute erano anche un ottimo espediente letterario per molti poeti, te compreso.

E infatti eccola, una delle tue tante donne perdute, mentre attraversa una pagina di Scampoli ed è, anche lei, una passante, un sogno mai avverato:

 «Scende a tastoni la scaletta dove uccellano all’ore piccole le veneri a buon mercato, una giovane donna. Squallida, coi segni in viso del male, indossa ancora gli abiti del piacere.

Giunta in fondo, alla vita del trambusto e del traffico da affrontare, smarrita sorride della sua debolezza; quasi le viene di ridere.

Reprimo l’impulso di manifestare pubblicamente la mia simpatia per quella incoscienza. La guardo traversare vacillante la strada, supplicando col gesto i tram di non schiacciarla».

  

BIBLIOGRAFIA SOMMARIA E INCOMPLETA, CHE PUÒ COMUNQUE ESSERE UN PUNTO DI PARTENZA PER AVVICINARSI A SBARBARO

 Segnalo qui le edizioni delle opere di Sbarbaro che ho letto: le Poesie e prose dei Meridiani Mondadori, L’opera in versi e in prosa degli Elefanti Garzanti, il solo Pianissimo edito da Marsilio; in ciascuno di questi libri si trovano note, bibliografie, rimandi e quant’altro. Tra le sue opere non bisogna dimenticare il tenero Autoritratto (involontario) di Elena De Bosis Vivante da sue lettere, pubblicato dall’amico editore Scheiwiller, (anche se questa è una sua opera sui generis, visto che si tratta di una scelta del loro epistolario delle sole lettere di Elena).

 Le liriche in cui Montale parla di Sbarbaro le ho potute leggere nell’edizione degli Elefanti Garzanti dedicata, appunto, a Montale.

Alcune testimonianze postume sulla vita del poeta sono nel volume Camillo Sbarbaro. Ricordi e documenti, di Ferdinando Galardi (Erga Edizioni). Oltre ad aneddoti personali dell’autore del volume, ci sono delle sue interviste a Clelia Sbarbaro, che ci restituisce l’amato fratello nel bene e nel male, con tutte le sue umane sfaccettature.

Per ulteriori notizie mi sono avvalsa di tre atti di convegni sull’autore: Camillo Sbarbaro. Atti della giornata di studio. 11 aprile 2003 (Edizioni San Marco dei Giustiniani); Sbarbaro e gli altri. Convegno nazionale di studi, Spotorno, 1-2 dicembre 2017 (Edizioni San marco dei Giustiniani); La poetica di Camillo Sbarbaro. (A cinquant’anni dalla morte del poeta, 1967-2017). Atti del convegno Arezzo, 11 novembre 2017 (Franco Cesati Editore).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Nessun commento:

Posta un commento