PRESENTAZIONE

sabato 25 maggio 2024

LA PAROLA CHIAVE: IO- Claudia Piccinno

Io

Prima persona singolare
Io l'egocentrico, il punto di vista tiranno, concentrato su se stesso in uno sforzo ecolalico.. io io io ...la realizzazione del sé, alcova delle contraddizioni più autentiche sempre alla ricerca di un equilibrio tra il fiorire delle proprie potenzialità e un eccesso di vanagloria. Se fosse uno strumento musicale sarebbe un trombone, se fosse un ruolo teatrale sarebbe il protagonista, se fosse una forma di governo sarebbe la dittatura.

Obbedire alle proprie inclinazioni e portarle a compimento è cosa buona e giusta, essere al timone del proprio viaggio e seguire la propria direzione, restando fedeli a se stessi sono a mio avviso le manifestazioni migliori di ogni io che si rispetti. Eppure c'è una connotazione molesta nel pronome personale soggetto, che si traduce in un protagonismo ininterrotto, spesso senza alcuna apertura al noi e dunque senza l'intenzione di ascoltare e di entrare in relazione col tu, con voi, con essi, esse, loro.

Insomma chi si crede di essere questo Pavone senza la ruota?
E soprattutto ha senso un io che non si apre al mondo ma lo osserva da un piedistallo?
Ebbene credo che l'io sia la dimora di tutte le contraddizioni che albergano nell' essere umano, che sia il trait d'union tra il sé e l' EGO. Osservate la sua forma grafica: quell'asta abbracciata al cerchio, immaginateli numeri ... potrebbe essere un 10 in cui il primo della classe, il numero 1 ha sottobraccio lo zero; tutto nell' io sembra la somma del bianco e del nero, l'incontro di solitudine e moltitudini, la lotta per un traguardo da tagliare e un punto di partenza da cui iniziare.
Ammetto di essere partita dall' io anche in poesia concentrandomi inizialmente sui miei stati d'animo, per poi riconoscerli negli altri, ma solo da quando mi occupo di traduzione sono arrivata al noi, all'eradicamento del pensiero unico tramite il dialogo e il confronto con le culture altre dalla nostra.

In letteratura potrei dire che l'io corrisponde a un esercizio di stile mentre il noi diventa la summa della poetica di un autore, il suo riconoscersi in un contesto, dopo anni di interlocuzione con ciò che ha intorno.

Certo non vorrei demolire l'io che d'io
si nutre e cresce, migliorando se stesso, ma resto perplessa dinanzi a chi si crede dio, a chi assiso sul trono del giudizio, sminuisce il prossimo suo per poter emergere, travalicare confini, ostentando una Vita da monadi, bastando a se stessi per non osare, per non correre il rischio di affidarsi agli altri.
Che sia anche vigliacco questo io?

L'amore richiede coraggio, forse un sé compiuto, può lanciarsi alla ricerca d'amore, non chi è rimasto al primo stadio.
Auspico cori di io plurali e differenti che si alternino nella costruzione di uno spartito polifonico in cui ciascuno apporti il suo prezioso contributo.

Auspico il dialogo e la pacifica convivenza tra singole identità volenterose che edifichino un mosaico armonioso in cui ogni io, pur minuscolo e saccente, possa riconoscersi parte di un Noi, comunità accogliente e conciliante.
 

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