Scrivo
per incontrarti. Spesso anche nei miei versi mi rivolgo esplicitamente a te che
leggi o ascolti. Sei tu che mi pronunci e mi riveli. Se c’è una relazione si
incrociano le vite e in qualche modo si condizionano, si modificano, si possono
arricchire vicendevolmente, se c’è un rapporto sano e rispettoso. Accogliente.
Ogni persona può essere grembo aperto e generare-accogliere parole che
diventano emozioni, ovvero ci smuovono. Il non-io congiunto con il non-tu è infecondo.
È necessaria una presenza, bisogna mettersi in gioco, co-involgersi: solo così il
dialogo è effettivo, si crea una dinamica vitale che può produrre suoni magari
impercettibili ma misteriosamente in grado di farci convibrare. Tu vedi in me
cose che non posso vedere, neanche davanti a uno specchio, e viceversa: la
carne si trasforma in pergamena, lo sguardo fuoriesce dalla stanza in cui lo
riposiamo.
Sosta
con me
abbi
pazienza
proviamo
insieme
a
condividere
le
inquietudini
le
nostalgie
gli
entusiasmi
le
sintonie.
Le
nostre linee
si
fanno punto
quando
s’incrociano
quando
si abbracciano.
Stendimi
pure
con
il tuo sguardo
lanciami
contro
il
muro-pianto
non
ho la forza
giunto
alla soglia
ti
dico prendimi
per
quel che sono.
Le nostre
idee
non
sono spesso
nostre
– ci spingono
fuori
di noi
l’amore
ha vuoti
la
gioia ha spazi
da
perlustrare
e
sono poche
le
situazioni
prive
di scogli
ma
questa aurora
non è
stupenda?
In
noi una voce
ci
invita a estrarre
ricchezze
ignote
dal simulacro
in
cui ci siamo
incapsulati
quello
che conta
di più
è diffondersi.
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