PRESENTAZIONE

domenica 2 marzo 2025

PAROLA CHIAVE: VUOTO- Alessandro Ramberti

 

Il vuoto necessario

 Credo che sia quanto mai necessario, in questi anni iperconnessi, specialmente a chi scrive, fare spazio al silenzio, svuotarsi dei detriti accumulati negli anni, perdonarsi gli errori e perdonare, insomma alleggerirsi, lasciare che gli altri, gli incontri, le esperienze, gli accadimenti possano trovare un varco in noi, per essere vagliati, assimilati, digeriti. È spesso richiamata nei miei versi, magari in maniera implicita , l’immagine della crepa/ferita/feritoia/spina che non solo esprimono le sofferenze, le difficoltà che ogni cammino umano inevitabilmente comporta, ma ci spingono a metterci in relazione, a chiedere aiuto, ad aprirci alle sorprese che ogni giorno ci offre, a prendere atto che qualcosa ci trascende. Questo fare i conti con le nostre falle ci ridimensiona, ci ricorda le nostre fragilità, ma al contempo ci rende vasi preziosi, se permettiamo al profumo della speranza, che significa apertura a quanto di bello può sorprenderci, di farsi strada in noi e così curare quelle ferite e renderci sempre più empatici con chi ne ha, magari più gravi e nascoste delle nostre.

 Puntura gentile

 

Ti prego di essere bella

di uscire da sola perfetta

non hai bisogno di me forse

 

neanche di due ascoltatori

puoi mettere assieme i colori

cantare visioni commuovere

 

o farti vicina portando

con te la riserva l’ampolla

con l’olio di nardo purissimo*

 

che rende possibile attendere

persino nel vuoto sospeso

in cui è scaduta la vita –

 

non senti in te scorrere il lampo

l’odore del bosco la brezza

che porta il sussurro del cielo?

 

Ben poco dipende da te

un niente una punta di spillo

ma senza quel foro minuscolo

 

che mi hai praticato al ventricolo

sarei un ticchettio per me stesso

un timer senz’occhi a guardarlo.

 

 

* Cfr. Gv 12,3.

 

 

 

Affidamento

 

Sorrido all’orrido che il male instilla

nelle agitate ore a mezzo sonno

ondate di pensieri si affastellano

 

disegnano i contorni dei mancati

adempimenti – i vuoti sono ombre

sarcastiche timori che da sempre

 

condizionano il flusso dei miei gesti

ma in fondo per le scelte ormai mi affido

a chi conosce bene le mie falle

 

e se ne prende cura liberandomi

dal peso di una legge che costringe –

la grazia non richiede una classifica

 

dei meriti ma solo un’accoglienza

che sappia un po’ svuotarsi un po’ diffondersi –

il sé più vero è infatti relazione

 

che dona agli altri spazio e non possiede

neppure il suo – lo rende permeabile

al grumo di bellezza condiviso.

 


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