domenica 22 giugno 2025

FIORITURE - Poesie di Giugno

 


Da ESERCIZI QUTORIDIANI DI COMPASSIONE   -  GRAZIA PROCINO


      L’essenziale

Vivere per lasciare qualcosa di buono

una scia di fragranza luminosa 

glicine acceso fino all'orizzonte 

che annebbia la vista

centrini rotondi su comò intessuti di lacrime

lenzuola bianche di lino distese al vento.


E poi, 

lasciare sorrisi stampati negli occhi 

che fissano gli altri 

tazzine di caffè già consumato

sporche, mentre con desiderio rinnovato

guardi fuori dalla finestra:

<<Non fa più freddo>>.


Vivere per dirsi gli screzi a parole:

non insabbiare rabbia e disappunto

in sguardi ed occhi abbassati.

Dirsi tutto per non coltivare sofferenza.

Mangiare bocconi di buio, cancellando gli aloni.


Da   SGUARDOFILIA    -    GIANCARLO STOCCORO


Lascia che lo sguardo si annodi

al cielo assente al prodigio

dell’aria sparsa tra i baci

 

la solitaria bocca veste

il respiro tiene il corpo vivo

lo ancora a terra

 

di giorno fa pretesto di luce

di notte lo invita a sognare


Da  A CORPO LIBERO    -    DORIS BELLOMUSTO


   Tityre, tu patulae 

recubans sub tegmine fagi 
spezzo il verso 
come fosse pane
e fra me e me mi pasco
di nuvole, prati e briciole di pane, 
quelle che raccolgo
nel silenzio della sera. 

Come pane duro fra i denti
mastico forte il tempo che fugge.




Da   POESIE VELATE    -    DONATELLA NARDIN


    Il melograno

 

Oggi l’aurora incide versi

luminosi sulla pelle più sensibile

del mondo per farne balsamo

da appoggiare sul cuore.

Anche il melograno, facendo

oscillare nell’aria i suoi tremori,

osa parole gentili nello scagliare

nell’aria misteriose profezie.

È una calma apparente,

una intenerita pienezza destinata

a durare poco l’illusione del bene,

non si può dominare l’ombra

né chiedere un talento agli amori

nati già morti.     



Da   DI LENTISSIMO AZZURRO    -    ANGELA CACCIA


    
 
Uomo di nebbia
dio delle somme con riporto
l’alba si fa setaccio di note e tu
che non dissoci il rumore dai silenzi.
Figlio di nebbie e di guerra
portinaio di ambigui paradisi
acqua che aspira al cielo
solo per farsi tempesta. Cadere
lontano dall’anima fa male
ma tu - minerale di vita lenta
- valichi stagioni
cambi il corso dei fiumi
inclini ponti come se non fossi
anche tu
nel circolo vizioso della morte.
     Sta nel becco
                                                      dei passeri il raggio del bel tempo
                                                      - non t’appartiene! - e getto sale
                                                      sui campi perché le erbe
                                                      infestanti non prevalgano


Da  A NOI CHE SIAMO    -    LAURA PIERDICCHI


                                            ASSOLO DI VIOLINO

 
Fiore di roccia raro connubio di gentilezza

odio delicatezza disprezzo mio gigante piccolo uomo

mio niente mio tutto mio esagerato e traboccante amore

ti leggo come il diario di un adolescente

 

un notturno la nostra storia

 

le note superbe

qualche volta stonate qualche volta rimpiante

ci hanno ricoperto e noi due assolo di violino

                                            lasciamo il teatro per l’orchestra dei più

 

uccello rapace ci faremo il nido al margine del confine

dove l’acqua zampilla acqua dove l’aria non sa di morte

dove una nuova vita ci sposerà

alla  terra unica madre tradita

 

ma grava nei tuoi occhi il peso del dovere

mio gigante piccolo uomo

le catene già ti stringono le reni mio martirio

io ti seguo pesce pilota e le tue orme saranno mie

sigillo impresso per tutte le stagioni.

 

























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