sabato 7 dicembre 2024

POESIE SUL TEMA "MEMORIA"

 

DUE POESIE EDITE  TRATTE DA 
L'ULTIMA CENERENTOLA DI PAOLA DEPLANO

I GERANI   (CENTRO STORICO)

Il mare tra un vicolo e l’altro

rimanda profumo d’azzurro.

Voci d’ambra di giovani donne

ridono.

Il ricordo riporta tua madre al balcone

che annaffia gerani.


NOSTALGIA PIETRE E SOGNO   (PIAZZALE ACCANTO AL TRIBUNALE)

                                             “Io sono ancora giovane, inesperto

                                             il cuore pronto a tutte le follie”

                                             (Camillo Sbarbaro)

 

Nostalgia pietre e sogno

nel fango del parcheggio brutto

io e te

per consolarci

parliamo la lingua perduta di quel muricciolo

dove sbadatamente

appoggiammo i vent’anni

per non ritrovarli mai più.

Quel bosco, oro e ruggine

e viuzze strette di caligine invernale

noi due ragazzi

col cuore pronto a tutte le follie.

Il paradiso perduto per colpa nostra

perché siamo stati saggi.

Ora nulla torna, se non in sogno.

 

Foto di Willy Ronis 










POESIA INEDITA DI DORIS BELLOMUSTO

Si corre nel tempo
per afferrare il pane raffermo
dei giorni perduti. 

Io corro, arranco e scorro
e cerco ancora le rose, 
i papaveri e le magnolie, 
carezze senza memoria. 

La scrivo così 
la mia storia minuta 
di lieta sopravvivenza. 

POESIA EDITA DA MAI PIÙ LIEVE DI LAURA PIERDICCHI

Era il millenovecento…

non ricordo più

 

Un inverno con neve.

Il canto di spalatori felici

di guadagnarsi un giorno

e neve ancora un altro giorno.

Il vino assicurato.

 

La guerra finita…

Non da tanto.

 

Con scarpe grezze e calzettoni

(le cosce nude gelate

ginocchia di un bel viola scuro)

un cappottino e solo occhi allegri

andavamo cinguettando l’infanzia

noi figli del silenzio

(ignoto il frastuono di allarmi).

Andavamo con la luce in tasca.


POESIA INEDITA DI LUCIA TRIOLO 

MARCHESANA 

 

Andar per cespugli di basilico

e selvaggia nepitella

a ritrovar

gli odori e la campagna,

firmamenti stellati

e vaga inebriante essenza

come di gioventù, come esultanza.


Chi appare questa notte

tra i tuoi gelsi,

dove abitano gelosi

gli spiriti degli avi e dei tuoi 

immensi amanti? 


Di nuovo e sempre torno a te

carica d'anni adesso

e di fatica.

Senza sorrisi veri

e senza gioia. 

Ma tu 

m'attrai nella memoria,

e lì m'inchiodi. 


Il nostro Principe Azzurro

appartiene a un'altra età

e in te, in me, 

la Bella Addormentata

di promesse piena

e di sfolgorante audacia,

sogna Angelina, il forno, il pane caldo

e...

dorme ancora.


DUE POESIE EDITE TRATTE DA “L’OCCHIO VERDE DEI PRATI” 

FARA ED. 2023 DI DONATELLA NARDIN 

 

A cinque anni

 

C’era un lavorio continuo

intorno, come un palpitare

imperfetto di rondini

nell’affezione.

C’era la madre in cucina

intenta a sminuzzare

con un coltello affilato

le lacrime blu scese copiose

sul pavimento.

C’era il padre che, nulla

potendo, cacciava stremato

dai campi le lune pallide,

storte.

 E poi c’era lei - in folate

leggere oltre dicembre -

intenta a tenersi stretta

alla forza innocente che,

caparbia, governa le creature

ferite, non così tanto però

da impedire all’ombra

incombente di scavare

una crepa nel suo fervore

bambino.

 

Inermità

 

Chi può affermare che non fossero

grida - o piccoli indizi

senza memoria -

i suoi ripetuti silenzi?

 

Non è al sicuro la bimba ferma

all’allora, alle parole

sprigionate dalla perfidia

delle cose.

 

Migrata in te come un astro

oscuro nel corpo,

è quell’arsura annodata alla gola

colma di reticenze e pudori.

 

E non bastò, non bastò la madre

che, ardendo nel soffio,

tentò di eradicare paure e tremori

dall’inermità.

 

 POESIA INEDITA DI VALERIO DENARDO

 

VENTOTTO SETTEMBRE (parole e musica)

                            (28 settembre 1991)

 Ricordo

quando conquistai

la stazione eretta.

Non c'era

questa confusione,

questo sovrapporsi

di suoni e di livelli

di strati e sensazioni.

 

C'era - ricordo -

un sogno pietoso,

guardavo l'orizzonte

e sopra di me

il cielo stellato.

La legge morale

l'ho inventata

per non sentirmi

solo. Il bene

ed il male per fare

come i burattini

a teatro.

 

Le processioni

e la pubblicità

del giorno.

Prima che ritorni

l'ora del sole.

 

POESIA EDITA TRATTA DA "ORIGINI" (ARCOLAIO, 2017)

DI DOMENICO CIPRIANO

 

La memoria è un cuscino ardente

su cui non si riposa il corpo. Né la mente

sancisce patti di resa

davanti a nuovi accadimenti.

 

C’è un giorno da cui non possiamo separarci.

                                                                         Così

fremiti angoscianti seguono ancora e altrove

˗ in altra veste ˗

raschiando la grazia celestiale

da questo grumo sedimentato del cosmo.

 

Ed eravamo astri lucenti senza voce

a riprenderci la vita, le carezze per chi sarebbe venuto

a consolarci. 


POESIA EDITA TRATTA DALLA SILLOGE

“OPERA INCERTA” - L’ARCOLAIO 2020, PP. 60-61

DI ANNA MARIA CURCI

 

Come un giardino pensile a Babele

 

Come un giardino pensile a Babele
il tuo sorriso mi è venuto incontro

 

Ho percorso il lungo corridoio,
l’oro e il cobalto della porta di Ištar
affiancavano muti il mio cammino.
Rispondevo a un richiamo e proseguivo
senza aspettare meta o ricompensa.

 

Come si era svelato quel richiamo?
Per due notti era apparso e al principio
fiato greve e opprimente
fischio poi ripetuto e insistente.
La terza notte aria muoveva e foglie.

 

Così ci ritrovammo ancora
là dove il ricordo ha fissa l’ora
delle nostre chiacchiere bislacche.
Nelle tue fini chicchere spaiate per te 
e per me, eterno bianconiglio, solo caffè.

 

Di che cosa parlammo? Non ricordo.
Due lune e un dolore sordo
di urla represse e di rimpianti
hai cancellato. Fretta, astio, silenzi 
non sono più, eppure erano tanti.

 

Come un giardino pensile a Babele
il tuo sorriso mi è venuto incontro.

 

POESIA INEDITA DI LUCIA LO BIANCO

Nata tra petali di polvere di pelle

(Dedicato ad Aya, la neonata sopravvissuta

ai genitori nel terremoto in Siria del 10 febbraio 2023)

 

Ho visto polvere e braci sottoterra

in fondo al mondo buio come la pece

mentre dormivo legata a quelle carni

che han dato luce a voragini assassine.

Ho visto volti spenti nella notte

ed io bambina solo goccia nell'abisso

tra le macerie crollate sui capelli

sfumati e grigi come cenere d'inverno.

Su questa terra teatro di dolore

ho scelto ignara d'abbracciare la mia vita

come una stella che nomade su in cielo

poco conosce destino e direzione.

Gira e rigira lo sguardo mentre cerca

un volto amico, una lacrima, un sorriso

tra fiochi fasci di sole tra i crepacci

che si dileguano  in calce liquefatta.

Solo un cordone mi lega a questi luoghi,

a queste zolle d'argilla primitiva,

vorrei disciogliermi lenta tra le acque

che sotterranee scorrono in silenzio.

Nata tra petali di polvere di pelle

sfoglio le pagine in attesa di risvegli

forse radure di briciole di vento

sapran condurmi a un cerchio di salvezza. 


POESIA EDITA DI LUCIA LO BIANCO TRATTA DALLA SILLOGE

“SONO UNA BARCA”, 2021, CARTA E PENNA EDITORE -TORINO

 

QUEI GIORNI DI AUSCHWITZ

Camminavamo nude

senza il mantello dell’imperatore,

leggere a rincorrere quel vento

solo compagno nel buio dei pensieri.

Ed era il gelo dell’inverno a coprire

quegli sguardi, l’indagine crudele,

un esame, una lama netta sul destino.

Ancora adesso ho memoria di quel volto

come un coltello dritto fino al cuore

e mi salvava il libero pensiero,

unico dono che ancora mi appartiene.

Un freddo inverno, un muro, un taglio netto

ed ogni cosa cambiava in un secondo;

un taglio netto, un’accetta che calava

e nuovi corpi sfrecciavano in un cerchio.

Ancora adesso mi appaiono quei volti,

smorfie distorte di vecchia umanità.

Spesso ricordo le pieghe della pelle

tirata a forza su ossa ormai consunte.

Cosa rimane oggi di quei giorni?

Una vetrina, un cumulo di scarpe.

Forse camminano libere nei cieli

regno accogliente di anime disfatte.


POESIA EDITA DI ANGELA CACCIA

tratta da "PICCOLI FORSE" Ed. LIETOCOLLE - voce di Rodolfo Lettore 



Nessun commento:

Posta un commento