Beltà dei geli
di Donatella Nardin - dal libro
Terre d’acqua Fara Ed. 2017
Beltà dei geli e delle invernali figure:
a passi brinati, leggeri si muove
il pomeriggio invernale
verso tramonti sempre più corti
punteggiati da un’insanabile
inanità.
Pungenti torpori e spiragli di vero
in un idillio di nevi:
ci si versa del vino in ruvidi
bicchieri da osteria per trovare
nell’evidenza del tremore
un po’ di calore.
Scivola sulle labbra screpolate
del vento un profumo intenso,
quasi ostinato di viole
in lode muta vi è rimasta incisa
la memoria assolata del fiore.
Scena sospettosa
inquadra
uno spiraglio
lucida la propria ombra
poi
si dilegua
nella vasca da bagno
ha lasciato
l’accappatoio
umido
e i piedi
all'ombra tutto
accade,
il passato il presente il futuro...
un fuori luogo
di spalle, di profilo
altrove fa capolino talvolta
fra oscure titubanze
il fremito di un volto
...desiderio,
...passione.
poi nulla
Scena sospettosa
inquadra
qualcuno
vaga
tra i propri stracci
Poesia di Grazia Procino - dal libro Soffi di nuvole (2017)
Vorrei
aprire un varco
pur sottile come uno spillo
e abitare nel cuore
di chi si sente solo.
Spiragli Poesia inedita di Valentina Ciurleo
L'antica
premessa coinvolge lo sguardo
in
tutte le prospettive,
convincersi
che siamo fuori dal luogo
dentro
spiragli.
E
queste cose precise
assenze
e presenze,
laddove
nessuno comprende.
Nella
decisione di adattarsi al tempo
consolida,
come un enorme abete
che
mantiene l'opera sua
sempre
verde.
Spiragli
Cosa
afferra la pelle?
Richiamo
solitario
andamento
del corpo.
Sulla
distanza sono preparata,
concilia
destini.
Le
solitudini quando s'incontrano
provano
a raccontare.
Non
basta la corazza,
riesco
a spogliare
ogni
piccola parte.
Le
cose invisibili nascono da vicende passate
accade
di riprendere negli angoli vuoti.
Nello
scarto risiede possibilità.
E
solo dopo, avanzare nella strategia.
Le
cose invisibili nascono dal vero
un
suono preciso soccorre,
rivive
da uno spiraglio.
E'
il tempo
di
raccontare
di
esserci
di
vivere e respirare.
È il
tempo
di
fare
di
riempire e ruotare
l'anima
e non
solo.
È il
tempo
di
vibrare
di
restituire e assaporare
la
vita
e quel che arriverà.
Prospettiva Nevski
L'ombra del cortile contiene
le voci, l'aria lieve, lo smuovere
stoviglie per il pranzo. La musica
improvvisa si distende, cancella
i muri, svolge la strada senza
fine, colma di passi e sguardi,
colma di noi, attenti a decifrare
le scritte di negozi, a canticchiare
la medesima canzone. Ma dove
sono Stravinskij, Vichinskj, andati,
e tu con loro, nel sole della Puglia
nell'aria lieve del cortile
scandita dalla voce di Battiato.
Cala il silenzio su parole senza senso 2 Poesie inedite di Lucia Lo bianco
(Per le donne
vittime di violenza domestica)
C'è ancora il sole ad occidente
ed il caldo abbraccio
cala molle
sul mio sguardo alla
finestra,
i raggi giocano col nero
sotto gli occhi
e mani tracciano percorsi
verso il cielo.
Verrà la notte, ormai senza
sapore,
più non ricordo il manto
nero del conforto,
cerco i colori bianchi
della luce
ma poi nascondo sangue e
cicatrici.
Ora lo so che i fiori appassiranno
come i miei sogni al
sorgere dell'alba
e i cocci infranti di un
corpo martoriato
si perderanno in blocchi
di cemento.
Eppure immagino un volo
di gabbiani
come ali soffici di
giovani farfalle
e la dolcezza di una sera
profumata
a disegnare baci e
abbracci all’orizzonte.
E non è amore ma segno
senza fine
che buca l’anima in
squallide catene,
e traccia solchi profondi
come il mare
dove ogni lacrima si
carica di sale.
E grida il sentiero delle
foglie
all'imbrunire, di un
pianto soffocato,
cala il silenzio su
parole senza senso
e calma piatta scende
lieve come neve.
Invano attendo la carezza
di un tramonto
su pelle e viso dove vive
la violenza,
abito giorni vuoti, di
fragile bellezza
dove respira il tempo
come soffio
e fugge il vento indomito
e selvaggio.
Cosa rimane tra gli
squarci
Ci sono attimi di pelle
sulle ossa
tirata a forza su cigolii
d'anima
in giorni sempre uguali e
spenti,
scatti di pensieri che
vacillano
sull’orlo di buie cavità disperse
sopra cupi precipizi d'alta
quota.
Eppure ci sei ancora tra
le crepe,
tra intercapedini fisse
macerate
ma ringhia forte il getto
di violenza
che fionda netto braccia doloranti.
E resti esanime, a
vacillare invano
sul limitare di abissi incandescenti,
a misurare attimi di luce
intermittente
mentre regala la notte i
suoi fantasmi.
Cosa rimane oggi tra gli
squarci
di ansie spalancate sopra
il vuoto,
cosa ci lasciano i giorni senza tempo
che rigano la pelle all’infinito:
solo le rughe a colorare
un volto
e due occhi scuri che
attendono la sera.
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