E se il nostro compito è scovare nel mondo il senso sacro dell’esistenza, allora potremmo concepire slanci di tenerezza ancora possibili tra noi, anche nelle notti buie e tormentose in cui è sempre più giustificabile la paura e il compromesso. Quindi, animati dal desiderio di costruire legami e relazioni umane al momento giusto, veramente potrebbe essere possibile operare senza fare disordine e chiasso. Certo, le intemperie della vita indeboliscono la nostra volontà e, soprattutto, la virtù della prudenza: ecco perché quando si cammina al buio, per esempio, cerchiamo qualcosa di rassicurante, come i leggeri chiarori che ci additano la strada.
La simbologia del luminoso nella notte marca anche il nostro limite umano e spirituale: addirittura, potremmo paralizzarci di fronte a ciò che non comprendiamo e riconosciamo. In effetti, luce e ombra si oppongono come due modi di valutare e di vivere; ma siamo disposti a nutrire la nostra interiorità di contenuto sacro? Siamo pronti per lasciarci ammaliare dalla melodia del vento, dalla brezza leggera e dalle scie luminose delle stelle come insegnamento culturale?
Forse, per realizzarci pienamente bisogna provare a metterci in ascolto di ogni segno di gratuità del creato - alla stregua del concetto arcaico del Vecchio Testamento in cui la presenza del divino è tangibile nella Natura - cioè ripartendo dall’origine, dall’Amore infinito di Dio per noi. Siamo disponibili alla fiducia e al rispetto per ogni creatura che incontriamo? È possibile contare sulla capacità di riconoscere le anime nei segni del mondo che, proprio nella notte, appaiono chiare?
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