sabato 23 settembre 2023

LA ROSA DI DICEMBRE - ricordo di Giovanna Ripolo

 

Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre. James Matthew Barrie

Giulia

Giulia era fatta così, tendeva ad avere tutto sotto controllo anche nella confusione più grande e nelle molteplici attività in cui era impegnata dove ogni spazio della giornata era precisamente programmato. Oggi, invece, aveva una sensazione diversa, un disperato bisogno di recuperare il silenzio, voleva allontanarsi da tutta la frenesia che la circondava e aveva bisogno di ritrovare sé stessa.

Non era la prima volta che accadeva, a volte decideva di andare via o semplicemente di rifugiarsi per qualche ora dove nessuno l’avrebbe immaginata. Generalmente lo faceva nello slot libero da impegni, adesso si usava questo termine nel tempo scandito e irrefrenabile in cui viveva, si comportava da mamma perfetta, prendeva l’auto accompagnava i suoi figli districandosi tra le tante attività dentro cui li aveva inglobati, e solo dopo fuggiva. In qualsiasi parte della città si trovasse, prendeva sempre la strada che più velocemente l’avrebbe portata verso il mare.

Le piaceva percorrere lo stradone grande e poi su verso il tragitto sinuoso che amava accarezzare con gli occhi, fino ad arrivare al promontorio più estremo dove si trovava il faro che da sempre dominava la costa.

A volte non scendeva neanche dall’auto, le bastava essere lì da sola ad ascoltare i suoi pensieri.

Altre volte, soprattutto quando le giornate erano luminose e calde, scendeva dall’auto e passeggiava nell’erba alta fino alla recinzione che intimava ALT. ZONA INVALICABILE

Si era sempre chiesta come sarebbe stato se avesse disobbedito all’alt e si fosse immersa nella fitta vegetazione aldilà della catenella e del divieto di accesso per intrufolarsi nello spazio antistante al faro ma ogni volta decideva di lasciare perdere.

Inevitabilmente, quando si trovava lì, la mente andava alle domeniche con i suoi genitori quando suo padre li obbligava a mettersi in posa: lei, la sorella e sua madre, per immortalare il momento. Ricordava qualche foto nei vecchi album di famiglia in cui tra i colori oramai sbiaditi del mare e del faro spiccavano il suo sorriso e quello di sua sorella che stridevano con gli occhi stanchi della madre.

Era da un po' di tempo che non andava al faro ed avvertiva una sensazione strana, come di fluido abbandono ma anche di colpevole frenesia per essersi concessa del tempo con tutto quello che aveva ancora da fare.

 Ma oramai era inutile tornare indietro, le conveniva arrivare al promontorio, era quasi arrivata.

La radio continuava ad inseguire i suoi stati d’animo, o viceversa, e si era trovata ad alzare il volume e canticchiare con Brunori “la verità è che ti fa paura l’idea di scomparire” e si sentiva assolutamente sulla stessa lunghezza d’onda. Ci pensava, a volte, alla sua scomparsa, al suo non essere più ricordata e non aver fatto abbastanza in quel mondo che avrebbe lasciato ai suoi figli, ai figli dei suoi figli, e così via.

In questo ultimo anno le era accaduto spesso di fare i conti con la sua vita e, soprattutto, con sé stessa realizzando che il tempo che le stava davanti andava a diminuire rispetto a quello già trascorso.

 Da quando aveva compiuto 50 anni aveva cominciato a pensarsi con una data di scadenza. Aveva due opzioni: o lasciarsi prendere dallo sconforto dell’inattaccabile verità degli anni che passano oppure di decidere una volta per tutte di vivere in maniera più intensa tutto il tempo a venire.

Nel frattempo, era arrivata davanti al cartello di divieto e aveva spento il motore. Mancava poco meno di un’ora al prossimo impegno dei figli e forse, per una volta, avrebbe potuto fare a meno di pensare alla recinzione e scavalcare la piccola catenella a cui era attaccato il divieto che da anni la bloccava.

In fondo era arrivato il momento di vivere più intensamente la sua vita.


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