Ogni mia parola ha un posto e un ruolo ora cristallizzato e cristallino
ora fluttuante e nebuloso e, se non cambiano i significati, cambiano gli echi
che suscitano nel mio cuore concavo e il rumore che sanno fare, anche se appena
sussurrate.
Le parole che abito ogni giorno sono parole consuete, ordinarie, poche e
incisive.
Casa
Finestra
Specchio
Bacio
Chiavi
Tempo
Buonanotte
Sono esempi banali e da questi esempi voglio cominciare.
Casa è una parola prima. Se esistono i numeri primi, numeri naturali
maggiori di uno e divisibili solo per se stessi, esisteranno anche le parole
prime, parole ricevute in dono e destinate ad annidarsi nella doppia elica del
nostro DNA che lo si voglia o no.
Casa è per me radice e tronco, nido e tana. Non è una cosa, ha un'anima.
La prima casa è quella dell'infanzia, quella che ci conosce figli, che
sembra grande grande fino a quando noi siamo ancora piccoli e poi ci stringe e
spinge via in cerca di strade e cieli aperti.
Poi ci sono le case in affitto, quelle condivise con gente estranea che
poi con un pizzico di fortuna diventa quasi famiglia.
Arrivano puntuali per molti le case abitate in due e riempite di sogni e
desideri e poi la casa “propria”, di proprietà, acquistata con sacrifici e
gioia, con mutuo trentennale e definitiva incoscienza.
Casa mia mi somiglia.
Cambiano le cose
ad ogni istante
con piccoli tremori
tradiscono sempre
la parvenza e l'attesa.
Io non conosco casa
trasparente e immota
né occhi tristi
né sorrisi amari
che non nascondano
speranza disattesa.
Abito casa mia
con allegria incosciente,
ignoro il ragno,
il tarlo e tutto il tempo
nascosto nelle travi.
Cambiano le cose
all'improvviso,
oggi ho il viso buono
di chi sa che il mare
ogni notte è nero.
Ci abitiamo in tre, anzi in quattro, se contiamo il gatto.
È un mondo striminzito, ma mi sta a pennello.
Quando mi sono innamorata di questa casa, non ho pensato a lungo, mi
sono innamorata di dettagli e come davanti ad ogni grande amore mi sono
abbandonata.
Hic et nunc, mentre scrivo, io sento di essere al mio posto, fra le mie
piante e i miei libri, fra i miei affetti e i miei difetti.
Antica e storta come le travi che la reggono, sempre un poco incerta di
fronte al futuro, colorata, esposta.
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