Quanto
valore attribuiamo alla letteratura e alla scrittura come punto focale della
nostra vita ma, soprattutto, che importanza assume il binomio necessità/virtù all’interno
del pensiero critico e della filosofia estetica?
Naturalmente
occorre partire da ciò che intendiamo per letteratura dato che tale termine
diventa una categoria più ampia in grado di includere diversi generi e modalità
di scrittura. Devo quindi precisare che tratterò la letteratura che include la
scrittura poetica, quella del raccontare storie di finzione ma anche di realtà
e più in generale quel tipo di letteratura che tratta l’area dell’immaginazione
e si insinua nell’ambito della creatività. Cosa intendiamo quindi oggi per fare
letteratura e più precisamente per scrivere?
Sentiamo
spesso affermare che studiare letteratura non serve ai fini utilitaristici e in
effetti il mondo dell’istruzione si è trasformato notevolmente negli ultimi
anni subendo gli effetti dei tempi che cambiano e che guardano alla realtà
educativa come un mercato o peggio ancora un’impresa. Studiare le grandi figure
letterarie del passato non servirebbe quindi a nulla secondo i più moderni
riformatori dato che non insegnerebbe né a vendere né a comprare nulla.
Un’osservazione privilegiata del reale conferma di fatto questo pensiero. Chi
si occupa d’arte non può certamente sopravvivere solo delle proprie creazioni
ma deve necessariamente procurarsi forme di sussistenza alternative. I vantaggi
del creare qualcosa di proprio però esistono e sono ciò che rendono necessario
il fare letteratura.
Scrivere,
sia esso in forma poetica, prosa o teatro, diventa quindi una necessità, un
imperativo categorico che ci aiuta ad affrontare il reale. Se analizziamo e
ripercorriamo la storia della scrittura ci rendiamo conto che un tale strumento
è sempre stato carico di alti valori sin dall’antichità. Un breve excursus
indietro nel tempo ci dimostrerà che scrivere per lasciare un’impronta di sé è
indispensabile per l’umanità. I popoli primitivi sentono il bisogno di lasciare
dei segni o degli ideogrammi all’interno delle grotte, sulla nuda pietra ed in
seguito sui metalli. Comunicare è importante e grazie a queste tracce rimaste è
stato possibile ricostruire un mondo di usanze, quotidianità ma anche di
sentimenti ed emozioni. Con il passare dei secoli la scrittura cresce e si
raffina per toccare sfere più ampie dell’attività umana, come la politica,
l’organizzazione sociale, la religione e la cultura di un popolo. Migliora
l’uso dei materiali, se pensiamo alle tavolette d’argilla, al papiro, alle
pergamene, per giungere poi alle forme più raffinate quali la carta. Se ci
riferiamo al medioevo e all’opera dei monaci amanuensi ci troviamo di fronte
già ad un connubio tra scrittura ed arte. Gli amanuensi erano infatti coloro
che, prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, avevano il compito di copiare gli antichi testi a mano,
mentre nell’antichità tale incarico era stato svolto dagli schiavi. Il lavoro
di questi copisti, nell’apposito
laboratorio detto scriptorium, e
sopra un foglio di pergamena, aveva come risultato meravigliose decorazioni
grafiche. I manoscritti su pergamena, un’innovazione rispetto al precedente
papiro, perché era più resistente e consentiva di incidere più volte su un
foglio e da entrambi i lati, si arricchivano di raffinati disegni e intricate
decorazioni delle lettere iniziali di un capitolo o paragrafo. Il punto di
svolta fu segnato dall’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte del tedesco Johann Gutenberg:
i testi scritti cominciarono a circolare più liberamente, pur se con costi
elevati, e sarà necessario attendere il ‘900 perché la carta scritta diventi
appannaggio di un numero sempre più elevato di classi sociali grazie anche
all’innalzamento del livello di istruzione.
Se
dunque la letteratura è inizialmente espressione artistica corporea e
sentimentale, trasmessa in forma orale, è solo attraverso la scrittura che si
stigmatizza in una forma fruibile a tanti. La storia dei generi letterari,
poesia, teatro e narrativa ci mostra un’evoluzione che segue le mutazioni della
società e viene incontro a diverse esigenze nel tempo. L’arte e la
comunicazione letteraria hanno quindi assunto diverse valenze, vestendo i panni
di uno strumento riservato a un gruppo limitato di gente, per colorarsi da
vessillo civico e societario e incanalarsi infine nel tunnel dell’arte fine a sé
stessa, isolandosi in tal modo dai gusti e dalle aspirazioni delle masse. Può
l’arte essere lontana dalla gente comune? Oggi più che mai, in un mondo
tormentato da guerre e violenze d’ogni genere l’arte deve avvicinarsi alla
realtà d’ogni giorno. La scrittura letteraria deve indirizzarsi alla gente ed
essere per la gente. È dunque indispensabile una nuova etica della parola, che
unisca necessità e virtù.
LETTERATURA
COME NECESSITA’
Cominciamo
dalla poesia, genere letterario bistrattato, relegato ai margini degli eventi
culturali dominanti, riservato ad una élite esclusiva di estimatori e
considerato troppo difficile e lontano dalla vita di ogni giorno. Parecchi però
scrivono poesia oggi e si cimentano in una forma d'arte che viene poi letta
poco. Molti sono coloro che in qualche momento della loro vita hanno buttato
giù dei versi, scribacchiando su un diario, un pezzetto di carta o, in quest’epoca
votata alla tecnologia, sul cellulare. Difficile credere, quindi, che si
vendano poche sillogi di poesie e che gli editori rifiutino conseguentemente di
pubblicarne: basterebbe che ognuno di questi aspiranti poeti comprasse un libro
per innalzare la percentuale delle vendite.
Queste
considerazioni iniziali ci portano inevitabilmente alla riflessione su cosa sia
la poesia, quali le componenti che la rendono così unica e diversa dagli altri
generi letterari e che ruolo questa assuma, oggi, in una società complessa e
afflitta da immense problematiche sociali. Sulla poesia e sui poeti si è detto
tanto e altro verrà espresso in futuro nella molteplicità delle opinioni e
attraverso i pareri più disparati. La poesia, tra le più antiche forme di
espressione artistica, è stata vista nel tempo come risultato di una fuggevole
ispirazione, come sentimento ed emozione, come messaggio rivoluzionario per
cambiare il mondo o, infine, come pura espressione di tormento interiore fine a
sé stessa, senza scopi sociali o morali. Il poeta ha assunto ruoli contrastanti,
vacillando tra una personificazione di essenza quasi divina ad un emarginato
sociale relegato, per parafrasare Alda Merini, a scrivere nelle ore notturne al
tacere del “linciaggio delle ore”. Quale potrebbe quindi essere il ruolo di chi
coraggiosamente decide di scrivere poesia oggi?
Secondo
William Wordsworth il poeta non era altro se non “un uomo che parla agli
uomini” (Preface to Lyrical Ballads)
mentre Samuel Taylor Coleridge pensava alla capacità del poeta di stabilire un
rapporto di fiducia nel lettore al punto da fargli sospendere ogni possibile
incredulità. Una funzione sociale, quasi rivoluzionaria quella di Shelley che
si auspica che i versi possano soffiare come il più violento dei venti
riuscendo a far scoppiare una reazione politica e storica ad ogni forma di
tirannia. Sarà il ‘900 a riportare il poeta nella sua “Martello Tower”, la sua
stanza privata dove coltivare sensazioni ed emozioni senza doverle
necessariamente comunicare al resto dell’umanità dato che, parafrasando Montale
“Codesto solo oggi possiamo dirti/
ciò che non
siamo, ciò che non vogliamo”.
ARTE ED ESTETICA
Se decidiamo
d’affrontare il tema della letteratura come necessità non possiamo non riferirci
all’estetica che ha permesso di distinguere varie forme d’arte accostandosi
alla bellezza con diverse sfumature di sensibilità. Secondo Giovanni Teresi (2),
l’estetica è essenzialmente moderna come disciplina filosofica e va fatta
risalire alla fine del Settecento, come tentativo di legittimare e
sistematizzare ambiti di svariata e diversificata riflessione. La modalità di
accostarsi al fenomeno artistico diventa infatti essenzialmente soggettivo e
attiene le emozioni, mentre nell’antichità era essenzialmente conosciuto come
“passione”. “A partire dal Settecento, il sentimento va
invece ad indicare il riflesso soggettivo che accompagna ogni nostra esperienza
e si configura come terzo ambito fondamentale della nostra vita spirituale,
accanto ad intelletto e volontà.”(Giovanni Teresi, cit). L’estetica comincia quindi a
qualificare una precisa esperienza sociale dell’arte che delinea in modo
definitivo la “figura dell’artista”. Rimane però, sia in Kant che in Hegel, una
discrepanza di fondo: se l’estetica sia da intendersi come filosofia della
sensibilità o della bellezza, creando una frattura tra critica del gusto ed
estetica in senso stretto. Ci piace pensare che ogni frattura in quanto tale
sia da considerare una perdita: opteremo quindi per un’estetica che unisca
sensibilità arte e bellezza come prospettiva moderna su questa disciplina. Ogni
forma artistica utilizza infatti un linguaggio specifico per comunicare in una
prospettiva semantica. La letteratura si basa su una ben definita semantica
della parola come mezzo di comunicazione ed espressione. Una filosofia estetica
non può quindi prescindere dalla parole saussuriana ricca di contenuti
tali da fungere come principi ispiratori di sensibilità e bellezza artistica.
LETTERATURA COME VIRTU’
Chi è dunque oggi il
poeta? Sta ancora rinchiuso nella sua torre d’avorio incapace di trovare parole
da dire o dobbiamo piuttosto pensarlo come un abile manipolatore di parole e
suoni al punto da toccare le corde dell’anima e affrontare temi forti e scottanti
con forza e delicatezza al contempo? Se i poeti
“lavorano di notte…nel buio,,/come
falchi notturni od usignoli” è anche vero che fanno, o è necessario che
facciano, citando Alda Merini, (I Poeti lavorano di notte)“rumore nel loro silenzio”.
Ecco allora che il poeta
si riappropria del suo ruolo sociale e si cala nella contemporaneità. Come
potrebbe un artista, un facilitatore di parole, restare indifferente alle
problematiche del proprio tempo senza trasformare in versi pensieri e
impressioni?
CONCLUSIONI Cosa pensiamo
sia dunque, oggi, l’espressione artistica e soprattutto come riteniamo possa
svolgere una funzione “etica”, che funga da trait-d’-union tra aspetti slegati della società? Chi scrive
crede fermamente nella funzione sociale della parola e della scrittura
poetica. La letteratura deve riappropriarsi del suo ruolo in una fase storica
che cambia e che naviga nell’incertezza delle proprie ferite. Le parole,
lungi dall’essere dei contenitori vuoti, devono recuperare l’uso comunicativo
per il quale sono state create e trasmettere immagini ed emozioni di cui
l’umanità ha bisogno. L’abito artistico del linguaggio è stato creato
esattamente per questo scopo, per fornire un approdo sicuro in tempi di
instabilità. In questa
prospettiva leggere poesia ed immergersi nell’atmosfera di un racconto può
servire ad alimentare gli animi che, altrimenti, in un’epoca che insegue solo
le apparenze, rimarrebbero irrimediabilmente spenti. Lucia Lo
Bianco |
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1.
William
Wordsworth., “Preface to Lyrical Ballads”, Famous Prefaces. The Harvard
Classics. 1909–14. 1800;
2.
Giovanni
Teresi: “Il valore dell’arte come linguaggio, espressione, segno e senso
estetico nel pensiero di alcuni grandi filosofi”, febbraio 2023;
3.
“Perché scrivere. Motivazioni,
scelte, risultati”, a cura di Francesco Bianco e Jiri Spicka, Cesati, 2017,
pp. 475-487
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