Nel tempo della complessità, dove le categorie tradizionali sembrano perdere definizione e stabilità, abitare i margini non è più una posizione periferica, ma una scelta di sguardo, una postura critica. I margini, infatti, non sono soltanto linee di confine: sono luoghi di tensione e generazione, dove l’incontro tra mondi, linguaggi e sensibilità può dar vita a forme nuove del pensare e del sentire.
La rubrica “Margini fertili” nasce da questa consapevolezza e si propone come uno spazio di riflessione aperta, trasversale, in dialogo costante con l’idea di poesia intesa non solo come forma espressiva, ma come modo di abitare la realtà.
Un’attenzione particolare sarà dedicata a ciò che fiorisce ai bordi: le intersezioni tra arte e filosofia, tra parola e immagine, tra esperienza personale e interrogazione collettiva. Con uno stile che mantiene rigore analitico ma predilige l’intelligenza narrativa, ogni contributo cercherà non tanto di delimitare, quanto di espandere il campo della comprensione.
“Margini fertili” è, dunque, un laboratorio di prossimità, un luogo di attraversamento in cui il lettore è invitato a sostare, non per trovare risposte immediate, ma per accogliere domande, intuizioni, semi di pensiero. Perché è proprio sul limite – là dove le certezze cedono il passo all’ascolto – che la parola critica può ritrovare la sua potenza generativa.
In un mondo che spesso premia la velocità e la semplificazione, questa rubrica si propone come un esercizio di lentezza e profondità, fedele alla convinzione che, anche nel frammento, si possa intravedere un disegno più ampio.
Perché, in fondo, è sul bordo che si concentra la linfa più vitale.
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