domenica 6 agosto 2023

TEMPO DI MEMORIA E DI PENSIERO di Ferdinando Gasparini


Interpreto questo titolo come riferito a sorelle e fratelli. Quindi il rapporto naturale tra sorelle e fratelli e il vincolo d’affetto che li unisce. Non parlerò di organizzazioni sociali, segrete o meno, laiche o religiose.

Mi trovo in piazza Ferrarese a Bari. È un momento di grande movimento di persone. E dietro di me cammina una famiglia, composta da genitori e tre fratellini. Il più piccolo di questi viaggia nel suo passeggino. Il padre si rivolge al più grande e gli dice: “Da’ una mano al tuo fratellino”. Forte e chiara suona la risposta: “No”.

Ieri stavo seguendo un documentario in TV., di una leonessa e i suoi cinque cuccioli. Si raccontava la loro storia, dalla nascita all’età adulta. La mia attenzione è stata catturata dal rapporto di gioco e comune toccamento tra la madre e i cuccioli e i cuccioli tra di loro. “Perché tra di loro non c’è il “No” che ho visto tra cuccioli d’uomo?” Faccio la domanda a un gruppo di amici. Susy mi risponde: I cuccioli della leonessa sono nati insieme. I fratellini no. E quindi scatta in loro l’invidia.

L’Invidia di che cosa? Che cos’è l’invidia? Si potrebbe chiamare gelosia? Se lo chiedessi ai tre bambini, probabilmente il più grande potrebbe dirmi qualche cosa.  Sarebbe una risposta esistenziale, tipo:” pensi sempre a lui!”. E cose simili.  Ho trovato questa situazione negli adulti. Per esempio nella donna che vive continuamente l’essere tradita dal marito. Ogni giorno, ogni uscita. Sempre. E che significato può avere? Si capisce subito che non è un problema di gelosia. Né quella detta “normale”, propria delle coppie, né quella un po’ più seria tra persone che dubitano del proprio rapporto.

L’invidia nasconde un contenuto importante e serio. Dice che mi manca qualche cosa per essere me stesso. E il rapporto con l’altro lo sento essenziale per ricuperare ciò che mi manca. Fisicamente mi può mancare un arto, l’organo genitale, perché non mi sono stati riconosciuti. Ogni volta che pongo la mano per prendere un oggetto, vengo colpito. Se mi tocco, non ne parliamo. Se voglio intrufolarmi tra quel posto sotto sotto la gola di mamma, guai a me. Le cose sono molto più serie di queste brevi frasi. E’ successo qualche cosa nella prima infanzia che mi ha ferito, o meglio, traumatizzato, tale che ha bloccato il mio reale sviluppo. Significa che quella parte di me che doveva maturare in quel momento, non ha raggiunto il suo scopo.  E ora da adulto, sento la ferita del vuoto, dell’impotenza, del vivere una vita inutile e persa. Un uomo può vivere senza la vista, se questo handicap è genetico. Ma lo può vivere se è stato direttamente provocato? Come una volta in Cina obbligavano le fanciulle al piede piccolo, e quindi da adulte non potevano più camminare autonomamente? Per l’uomo adulto era segno che non sarebbe mai stato tradito, ma per loro cos’era?

L’invidia riguarda il formarsi dell’essere umano nei primi anni di vita. In questo periodo si costruisce tutto sé stesso. Mentre cresce il corpo si forma la mente con tutte le sue facoltà. Non esiste più l’anima creata direttamente da Dio e le altre componenti frutto della materia corporale. Teologicamente non si elimina Dio, ma si riconosce che l’essere umano non ha un corpo, perché è il suo corpo.

Vi è oggi questa consapevolezza? La persona d’oggi conosce sé stessa?

Riferito all’argomento che ho appena introdotto, negli anni 40 del primo secolo, vi era una non solo conoscenza, ma anche assunzione di questi contenuti. Chi volesse averne una testimonianza, può leggere le tragedie di Seneca. In quel periodo Seneca è un uomo adulto, frutto di una famiglia per bene, e anche il più ricco di Roma. Più dell’imperatore Nerone. Nelle sue tragedie il male che la donna e l’uomo portano dentro di sé – legato all’invidia e alle sue “sorellanze e fratellanze- è così grande e reale, da coinvolgere tutti: uomini, animali e piante. Noi siamo appena “interessati”, qualcuno anche “turbato”, quando ci coglie la notizia di un femminicidio o di uno stupro. O quando si parla di guerra e degli ultimi della terra. Ignoranti delle cause intrapsichiche e psicosociali di tutto questo! Forse sbaglio?

 

             

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