Il Faro attende alla fine del buio
C’è sempre un sud del mondo, un luogo irradiato dal sole
dell’anima, una dimensione di pace e di luce proprio come un faro che indichi
la direzione da percorrere. È proprio questa dimensione a lanciare segnali
carichi di senso, in un momento storico in cui l’attesa di un cambiamento ha un
prezzo ed un valore, come una freccia che dia una risposta riguardo la via da
seguire tra conflitti e guerre che tuonano ai confini. La Sicilia si pone
proprio così, al centro di un Mediterraneo teatro di guerre e battaglie nel
corso della storia e contesto presente di naufragi e vie di fuga nel tentativo
disperato di cercare una vita migliore. La Sicilia, il sud come un passaggio
verso la salvezza.
La piccola isola di Ustica, a nord di Palermo, appare
proprio così, una dea che riposa sul mare mentre dal Faro di Capo Gallo, vicino
Mondello, lo sguardo indugia verso l’orizzonte consapevole delle problematiche presenti
e desideroso di cogliere attimi preziosi di libertà. L’isola, visibile solo in
rare e limpide giornate, appare ignara di ogni conflitto e strage al di là
della calma distesa delle acque, proprio come questo Faro adagiato in silenzio
su questa collina prospiciente uno splendido tratto di mare poco fuori il
capoluogo siciliano.
Non è facile distogliere l’attenzione da una normalità che
ormai ci è stata rubata da tempo a causa della pandemia prima e delle guerre
che infliggono paesi non così distanti da noi, al di là del mare e a sud dove si
delineano stragi di uomini e cose senza sosta. Forse basterebbe ritrovare momenti
di riflessione perduti, una sana riscoperta dei propri spazi interiori ed un
uso ragionato e ponderato della parola per indurre alla ragione contro ogni
sistematica ed insensata distruzione del genere umano.
Girano diverse immagini sui social, di per sé
contraddittorie, spesso superficiali. Da una strana consapevolezza delle
tragedie che esplodono tutt’intorno a noi si passa alla marcata scelta di
estraniarsi da tutto lasciandosi travolgere da questioni apparentemente futili
e banali, come il gossip o l’attenzione mediatica nei confronti di personaggi
famosi. Sembra quasi che l’animo umano senta il bisogno di abitare altro che
non sia il dramma della cronaca quotidiana che ci comunica fatti tutt’altro che
edificanti. Si tratta di uno scenario ormai molto comune alla nostra società.
Eppure basterebbe ridare il giusto valore alla libertà di pensiero, all’altro e
al diverso da noi, alle parole con la loro potenzialità salvifica ed educativa per
dare una svolta all’incertezza e allo sgomento di questi ultimi mesi,
regalandoci odori e sapori che abitano già in noi. Prospettive dimenticate si
configurano così ai nostri occhi: un focolare, un libro, nuove storie da
raccontare.
Frammenti di sopita umanità riaffiorano nel più totale
disorientamento, desideri nascosti di autodifesa nel generale marasma di
notizie ed opinioni. Come naviganti perduti in un mare di precarietà, cerchiamo
la luce del Faro per trovare una via d’uscita. Sarà un risveglio, alla fine di
un brutto sogno a ritrovarci stupiti per il nostro stesso cammino. Saranno gli
occhi bramosi di luce a ritrovare il Faro e la sua simbolica essenza alla fine
del buio.
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