Terra magra è l’ultimo libro di poesie di Gabriela Fantato - poetessa, critica e saggista - edito da Il Convivio, 2023. Un libro attraversato da un dettato potente e accurato al tempo stesso, in cui non manca però una riflessione forte sul senso stesso della parola poetica. Ad una lettura attenta emerge un rapporto fondante con l’originario a cui apparteniamo, rapporto che si manifesta in tutti i versi che appaiono come strati successivi della stessa pietra o dello stesso minerale. Terra magra è un libro radicale, che non elude il confronto serrato che la parola deve avere con la dimensione esposta e inquieta dell’umanità, ed è questa dimensione che fa accedere sia alla gioia che al tremendo, facce inestricabili del nostro esistere e che il dettato di Gabriela dice in maniera polifonica, in tutte le sfumature possibili.
1. Un aspetto che emerge dai tuoi testi
è la dimensione dell’ ‘origine’, “un’origine senza un nome,/senza nome”.
Il tuo sguardo è rivolto a ciò che da sempre ci precede, alla dimensione che
più richiede di esser detta e al tempo stesso la più refrattaria a diventare
parola, basti pensare alla dimensione “minerale” dei tuoi versi. In che modo la
tua parola poetica declina questo confronto?
R-
Hai perfettamente ragione, è centrale il tema dell’origine, di ciò che ci
precede e di qualche cosa di ancestrale e questo tema parte da una mia lontana
riflessione che risale al mio libro Codice terrestre, del 2008 , nel quale c’è un
lungo poemetto di critica all’antropocentrismo, in omaggio a Galileo Galilei.
Porre fine all’egocentrismo della nostra specie , significa per me anche
ricordare che noi siamo parte del mondo naturale, che abbiamo una dimensione
animale , legata alla sopravvivenza e non solo , abbiamo un’ origine naturale-
animale che guida i nostri istinti e il nostro comportamento. In questo senso
ricordare l’origine è anche un invito a vivere in una condizione di umiltà d’animo , e
anche di scrittura e di espressione. Noi umani, in quanto parte di una dimensione
terrestre , siamo in origine naturali, e parte di un mondo di viventi.
2. “Ogni nascita è un taglio,/fino alla
volontà di potenza./Sparizione” . I tuoi testi si confrontano in maniera
ineludibile con il tremendo e con la sapienza tragica, sia antica che
contemporanea, quasi che nella tua poesia si possa parlare di una
ierofania tragica della vita. In che modo quest’apertura si manifesta nei tuoi
versi?
R-
La riflessione sul tragico , e quindi sulla potenza del tempo nella nostra vita
, e di ciò che il tempo toglie nel momento stesso in cui noi nasciamo, deriva
forse dalla mia formazione filosofica e da una mia continua riflessione sul
senso dell’esistenza e della morte. Per cui, sempre, pongo al centro la nostra fragilità
di esseri umani e , di conseguenza, il cogliere il tragico che c’è nel vivere,
non tanto nei singoli eventi ma proprio in quanto appartenenti alla nostra
specie , al nostro essere umani e viventi all’interno della natura . Ma occorre
anche il tentare di vivere fino in fondo ogni attimo di “quasi felicità”, di
sospensione del dolore direbbe Leopardi, vivere appieno ogni piccola gioia e
ogni minimo momento di luce all’interno di quel lungo viaggio spesso oscuro e
arduo che è la vita.
3. E poi appare, per tratti e frammenti, la dimensione ‘civile’ con la sua pietas antica, che attraversa vari testi, anche in quelli in cui lo sguardo si posa sui drammi della nostra contemporaneità. In che modo l’ethos civile si declina nella tua voce poetica, quali forme assume?
R- Al centro sta per me la nostra umana fragilità
, la pochezza del nostro essere tutti
diversi eppure tutti simili , in questa precarietà , ecco che la pietas verso
l’altro non può che essere una naturale conseguenza. Aggiungo anche che è solo l’amore , la
compassione verso l’altro, che può salvarci, in quanto essa apre la possibilità
di vivere momenti di gioia, di vicinanza e
di creazione. Inoltre , per me è stato fondamentale l’incontro con il
pensiero della filosofa spagnola Marìa Zambrano, la quale afferma che la stessa
poesia è una relazione erotica con il mondo , quindi la poesia per me nasce da
un essere toccati potentemente dal mondo e da tutto ciò che lo abita, quindi
ogni dolore dell’altro vivente tocca anche me, ogni evento tragico mi appartiene,
fa parte del mio vivere in profondità “con gli altri” e e mi commuove. Da
questo nasce spesso la mia poesia che ha forse intimamente sempre un taglio
“etico”, un’intenzione civile, se vogliamo.
4. La tua poesia è una poesia che pone
questioni radicali e ineludibili, senza esitazioni e deviazioni eppure lo fa
con una lingua, a me sembra, che non cade nella trappola dell’oracolare, basti
leggere la stupenda Prove di volo che chiude il libro. In che modo hai modulato
la tua voce nei testi? Quale equilibrio del dettato hai trovato nei testi e tra
i testi?
R- È
una domanda molto importante e centrale, non so se riuscirò a rispondere
adeguatamente. Innanzitutto credo che
ogni poeta formi la propria lingua sia in relazione all’esperienza, sia in base
alle letture che lo hanno formato. Se da un lato sono stati determinanti nella
mia formazione tre autori classici, Leopardi, Montale e Pavese poeta e
narratore, tra gli altri e parlando solo in ambito italiano, devo dire che ci
sono grandi autori e autrici contemporanei, o quasi, che ritengo siano stati magistrali,
per me. E penso a Giancarlo Majorino, un poeta che ha saputo dar voce alla vita
quotidiana, attraverso una poesia di linguaggio basso-parlato e addirittura
prosastico e /o sperimentale, Majorino mi è stato anche “maestro” nei primi
anni del mio rapporto con la poesia e ho continuato a tenerlo come punto di
riferimento. E’ stato determinante anche l’incontro e la lettura della poesia
di Maurizio Cucchi, poi nella mia formazione c’è anche la poesia di Milo De
Angelis, che ho a lungo frequentato, come amico oltre che come poeta da leggere
con attenzione. Potrei fare tantissimi altri nomi , da T.S.Eliot a Marina
Cvetaeva, in ambito italiano poi c’c’ stato Sereni, ma anche Fernanda Romagnoli
e Mario Benedetti , per citarne solo alcuni . Insomma, la mia scrittura si è
formata attraverso la relazione con la scrittura di quei poeti o poetesse che
ho stimato nel tempo. Poi certamente c’è anche una mia personale visione e una
mia personale esperienza che mi porta a guardare la vita sia nella dimensione
bassa e quotidiana, sia a cercare di intuire aperture possibili di senso, “il
varco” direbbe Luzi, verso qualche cosa di più ampio e alto. Ecco perché nella
mia lingua poetica cerco di tenere insieme : il linguaggio basso, la matericità
del mondo con una tensione lirica, un’apertura al mondo e alla visione, a ciò
che apre squarci verso l’altrove, in senso spirituale ... e talvolta mi riesce
.
Essere e mutare
Vedere negli occhi
di un bambino
la resistenza ottusa
e il pudore antico
di un cervo che corre,
vedere la forza animale
che non cede
e ci tiene in piedi.
Ecco, la nostra mortalità
senza aggettivi, senza voce.
La vita, la vita ci innamora
e va, ci trapassa,
prosegue nel suo infinito
essere e mutare.
La gioia del minimo
Amo il parziale,
il profilo dentro la foto,
la mano amica che mi saluta
nel tanto partire,
il sole asciutto dentro l’estate
e quella cena di festa
decisa di corsa.
Amo l’attimo sospeso,
non prima e non dopo,
il frammento improvviso
del tuo sguardo
dentro la memoria
nei giochi di tanti anni fa.
È la gioia del minimo.
questo – il vero regalo.
Circolo Polare Artico
Seduti qui, al circolo polare
credendo ancora negli abbracci
senza la frusta per scacciare
corvi e sciacalli,
seduti qui nel rivo dove sta
lentamente
scendendo il globo che era
un mondo,
seduti qui, a non vedere.
Le albe sono fuochi fatui,
estreme conseguenze
di un roteare che ci sfugge,
come le rose hanno spine
solo per amare meglio…
Seduti qui, nel fiume in piena,
dove cerco il volo leggero
e le risate bambine,
quelle che non si scordano mai,
dentro un’eco sul fondo,
dove cessa la paura e
lo smottamento si rallenta.
Resta solo l’orma,
il passaggio felice di chi
hai amato e che ti amava.
NOTIZIA
BIOGRAFICA
Poetessa, critica e saggista, tradotta in inglese, francese, arabo e spagnolo. Suoi testi sono presenti nell’antologia: Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012) e il poemetto A distanze minime è in «Almanacco dello Specchio» (Mondadori, 2010).Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Terra magra (Il Convivio, 2023), finalista al Premio Camaiore 2023; La seconda voce (Transeuropa, 2018), vincitrice del Premio Lago Gerundo 2019; Codice terrestre (La Vita Felice, 2008) e L’estinzione del lupo (Empiria, 2012).Ha curato con L.Cannillo La Biblioteca delle voci (Edizioni Joker, 2006). Interviste a 25 poeti italiani. Ha scritto testi per la musica, libretti d’opera, andati in scena nei maggiori teatri italiani, con le musiche di Carlo Galante. E? parte della redazione della rivista “Metaphorica” e ha ideato e diretto per oltre quindici anni la rivista di poesia, arte e filosofia “ La Mosca di Milano”.
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