sabato 11 novembre 2023

SERRATI VERSI - Francesco Filia dialoga con Gabriela Fantato

 

Terra magra è l’ultimo libro di poesie di Gabriela Fantato - poetessa, critica e saggista - edito da Il Convivio, 2023. Un libro attraversato da un dettato potente e accurato al tempo stesso, in cui non manca però una riflessione forte sul senso stesso della parola poetica. Ad una lettura attenta emerge un rapporto fondante con l’originario a cui apparteniamo, rapporto che si manifesta in tutti i versi che appaiono come strati successivi della stessa pietra o dello stesso minerale. Terra magra è un libro radicale, che non elude il confronto serrato che la parola deve avere con la dimensione esposta e inquieta dell’umanità, ed è questa dimensione che fa accedere sia alla gioia che al tremendo, facce inestricabili del nostro esistere e che il dettato di Gabriela dice in maniera polifonica, in tutte le sfumature possibili. 

1.            Un aspetto che emerge dai tuoi testi è la dimensione dell’ ‘origine’, “un’origine senza un nome,/senza nome”.  Il tuo sguardo è rivolto a ciò che da sempre ci precede, alla dimensione che più richiede di esser detta e al tempo stesso  la più refrattaria a diventare parola, basti pensare alla dimensione “minerale” dei tuoi versi. In che modo la tua parola poetica declina questo confronto?

R- Hai perfettamente ragione, è centrale il tema dell’origine, di ciò che ci precede e di qualche cosa di ancestrale e questo tema parte da una mia lontana riflessione che risale al mio libro Codice terrestre, del 2008 , nel quale  c’è  un lungo poemetto di critica all’antropocentrismo, in omaggio a Galileo Galilei. Porre fine all’egocentrismo della nostra specie , significa per me anche ricordare che noi siamo parte del mondo naturale, che abbiamo una dimensione animale , legata alla sopravvivenza e non solo , abbiamo un’ origine naturale- animale che guida i nostri istinti e il nostro comportamento. In questo senso ricordare l’origine è anche un invito a  vivere in una condizione di umiltà d’animo , e anche di scrittura e di espressione. Noi umani, in quanto parte di una dimensione terrestre , siamo in origine naturali, e parte di un mondo di viventi.

 

2.            “Ogni nascita è un taglio,/fino alla volontà di potenza./Sparizione” . I tuoi testi si confrontano in maniera ineludibile con il tremendo e con la sapienza tragica, sia antica che contemporanea,  quasi che nella tua poesia si possa parlare di una ierofania tragica della vita. In che modo quest’apertura si manifesta nei tuoi versi?

R- La riflessione sul tragico , e quindi sulla potenza del tempo nella nostra vita , e di ciò che il tempo toglie nel momento stesso in cui noi nasciamo, deriva forse dalla mia formazione filosofica e da una mia continua riflessione sul senso dell’esistenza e della morte. Per cui, sempre, pongo al centro la nostra fragilità di esseri umani e , di conseguenza, il cogliere il tragico che c’è nel vivere, non tanto nei singoli eventi ma proprio in quanto appartenenti alla nostra specie , al nostro essere umani e viventi all’interno della natura . Ma occorre anche il tentare di vivere fino in fondo ogni attimo di “quasi felicità”, di sospensione del dolore direbbe Leopardi, vivere appieno ogni piccola gioia e ogni minimo momento di luce all’interno di quel lungo viaggio spesso oscuro e arduo che è la vita.


3.            E poi appare, per tratti e frammenti, la dimensione ‘civile’ con la sua pietas antica, che attraversa vari testi, anche in quelli  in cui lo sguardo si posa sui drammi della nostra contemporaneità. In che modo l’ethos civile si declina nella tua voce poetica, quali forme assume?

 R- Al centro sta per me la nostra umana fragilità ,  la pochezza del nostro essere tutti diversi eppure tutti simili , in questa precarietà , ecco che la pietas verso l’altro non può che essere una naturale conseguenza.  Aggiungo anche che è solo l’amore , la compassione verso l’altro, che può salvarci, in quanto essa apre la possibilità di vivere momenti di gioia, di vicinanza e  di creazione. Inoltre , per me è stato fondamentale l’incontro con il pensiero della filosofa spagnola Marìa Zambrano, la quale afferma che la stessa poesia è una relazione erotica con il mondo , quindi la poesia per me nasce da un essere toccati potentemente dal mondo e da tutto ciò che lo abita, quindi ogni dolore dell’altro vivente tocca anche me, ogni evento tragico mi appartiene, fa parte del mio vivere in profondità “con gli altri” e e mi commuove. Da questo nasce spesso la mia poesia che ha forse intimamente sempre un taglio “etico”, un’intenzione civile, se vogliamo.


4.            La tua poesia è una poesia che pone questioni radicali e ineludibili, senza esitazioni e deviazioni eppure lo fa con una lingua, a me sembra, che non cade nella trappola dell’oracolare, basti leggere la stupenda Prove di volo che chiude il libro. In che modo hai modulato la tua voce nei testi? Quale equilibrio del dettato hai trovato nei testi e tra i testi?

R- È una domanda molto importante e centrale, non so se riuscirò a rispondere adeguatamente.  Innanzitutto credo che ogni poeta formi la propria lingua sia in relazione all’esperienza, sia in base alle letture che lo hanno formato. Se da un lato sono stati determinanti nella mia formazione tre autori classici, Leopardi, Montale e Pavese poeta e narratore, tra gli altri e parlando solo in ambito italiano, devo dire che ci sono grandi autori e autrici contemporanei, o quasi, che ritengo siano stati magistrali, per me. E penso a Giancarlo Majorino, un poeta che ha saputo dar voce alla vita quotidiana, attraverso una poesia di linguaggio basso-parlato e addirittura prosastico e /o sperimentale, Majorino mi è stato anche “maestro” nei primi anni del mio rapporto con la poesia e ho continuato a tenerlo come punto di riferimento. E’ stato determinante anche l’incontro e la lettura della poesia di Maurizio Cucchi, poi nella mia formazione c’è anche la poesia di Milo De Angelis, che ho a lungo frequentato, come amico oltre che come poeta da leggere con attenzione. Potrei fare tantissimi altri nomi , da T.S.Eliot a Marina Cvetaeva, in ambito italiano poi c’c’ stato Sereni, ma anche Fernanda Romagnoli e Mario Benedetti , per citarne solo alcuni . Insomma, la mia scrittura si è formata attraverso la relazione con la scrittura di quei poeti o poetesse che ho stimato nel tempo. Poi certamente c’è anche una mia personale visione e una mia personale esperienza che mi porta a guardare la vita sia nella dimensione bassa e quotidiana, sia a cercare di intuire aperture possibili di senso, “il varco” direbbe Luzi, verso qualche cosa di più ampio e alto. Ecco perché nella mia lingua poetica cerco di tenere insieme : il linguaggio basso, la matericità del mondo con una tensione lirica, un’apertura al mondo e alla visione, a ciò che apre squarci verso l’altrove, in senso spirituale ... e talvolta mi riesce .

 

 


Essere e mutare 

Vedere negli occhi
di un bambino 
la resistenza ottusa 
e il pudore antico
di un cervo che corre,
vedere la forza animale
che non cede
e ci tiene in piedi.

Ecco, la nostra mortalità
senza aggettivi, senza voce.

La vita, la vita ci innamora
e va, ci trapassa,
prosegue nel suo infinito
                      essere e mutare.
 


La gioia del minimo
 
Amo il parziale, 
il profilo dentro la foto,
la mano amica che mi saluta
nel tanto partire,
il sole asciutto dentro l’estate
e quella cena di festa
decisa di corsa.

Amo l’attimo sospeso,
non prima e non dopo, 
il frammento improvviso
del tuo sguardo
dentro la memoria
nei giochi di tanti anni fa.

È la gioia del minimo.
questo – il vero regalo.



Circolo Polare Artico

Seduti qui, al circolo polare
credendo ancora negli abbracci
senza la frusta per scacciare
corvi e sciacalli,
seduti qui nel rivo dove sta
lentamente
scendendo il globo che era
un mondo,
seduti qui, a non vedere.

Le albe sono fuochi fatui,
estreme conseguenze
di un roteare che ci sfugge,
come le rose hanno spine
solo per amare meglio…

Seduti qui, nel fiume in piena,
dove cerco il volo leggero
e le risate bambine,
quelle che non si scordano mai,
dentro un’eco sul fondo,
dove cessa la paura e
lo smottamento si rallenta.

Resta solo l’orma,
il passaggio felice di chi
hai amato e che ti amava.

 

 

 

 

NOTIZIA BIOGRAFICA

Poetessa, critica e saggista, tradotta in inglese, francese, arabo e spagnolo. Suoi testi sono presenti nell’antologia: Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012) e il poemetto A distanze minime è in «Almanacco dello Specchio» (Mondadori, 2010).Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Terra magra (Il Convivio, 2023), finalista al Premio Camaiore 2023; La seconda voce (Transeuropa, 2018), vincitrice del Premio Lago Gerundo 2019; Codice terrestre (La Vita Felice, 2008) e L’estinzione del lupo (Empiria, 2012).Ha curato con L.Cannillo La Biblioteca delle voci (Edizioni Joker, 2006). Interviste a 25 poeti italiani. Ha scritto testi per la musica, libretti d’opera, andati in scena nei maggiori teatri italiani, con le musiche di Carlo Galante. E? parte della redazione della rivista “Metaphorica” e  ha ideato e  diretto per oltre quindici anni la rivista di poesia, arte e filosofia “ La  Mosca di Milano”.

 

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