Anni fa, a cena in casa di amici, una
psicologa tra i commensali era stata informata che ritardavo
inspiegabilmente la mia laurea in quanto mi mancava da tempo un solo esame. Gli
amici comuni, a mia insaputa, sollecitarono un suo intervento risolutore che,
ai miei occhi, doveva sembrare fortuito.
E iniziò la farsa. La psicologa, interrogata per caso da un comune amico, mi diagnosticò subito “un’angoscia da distacco…”.
Angoscia da distacco?!... Avallai l'ipotesi: in effetti, dietro quel ritardo poteva nascondersi un’ asina
conclamata a cui mi ero ormai affezionata. La psicologa giustificò la mia ansia di ora e di sempre nel leggere poesia e letteratura in
genere, come un’inconscia valenza compensativa.
A volte, però – obiettai - godo nel sentirmi unasenzalaurea in fase di acculturazione: la classica istruzione senza titolo, agli occhi del mondo, gratifica più di una laurea stentata. Mutò così la diagnosi: ero affetta da alter ego stratosferico - o giù di lì. Concordai e portai a sostegno altre sintomatologie da lei ritenute avvaloranti quella sua tesi.
Poi mi ricordai di aver subito un trauma sentimentale ai tempi dell’università. “Eureka !”- il coro fu unanime – ecco il fulcro attorno al quale girava ancora la mia vita universitaria così fallimentare. Se avessi vomitato il trauma, anch’io avrei nuovamente goduto del cinguettio degli usignoli e raccolto idealmente margherite.
E le zone d’ombra – replicai - dove le mettiamo? Se alla mia età ne intaccassi irreparabilmente alcune? … Avevo fatto bene ad allertare la psicologa che, con buona pace di tutti, ritornava nuovamente alla prima ipotesi - l’angoscia da distacco –anche se non convinceva più nessuno.
A fine serata, fui congedata senza una precisa diagnosi, “Lei ragiona troppo, ha troppo pensiero…”. Chiesi allora quale altro organo, al di là della testa, avrei dovuto investire per una immediata guarigione. Purtroppo, il tempo e la sede, non erano quelli ideali - così mi fu risposto.
Parlavo spiluccando acini di uva e, di fronte a me, se la svignava la volpe di Esopo? Mah!... per certo ci starebbe una morale della favola: mai psicanalizzare
qualcuno contro la sua volontà.
Nessun commento:
Posta un commento