giovedì 13 marzo 2025

A SUD DI OGNI ALTROVE OSSIA L'ANIMO DEL POETA - A CURA DI LUCIA TRIOLO


  A Sud di ogni Altrove ossia l’animo del poeta
 a cura di Lucia Triolo


La rubrica “A Sud di ogni Altrove” riprende voce. La sua attenzione a momenti (non unicamente) poetici, cercherà di valorizzare un’intuizione fondamentale implicita in questa espressione. Ne ripropongo qui i tratti salienti, già altrove da me sottolineati.

Di Sud si può parlare e si parla in duplice senso:

-per un verso alludendo ad una connotazione geografica.
-per l’altro alludendo ad un uso traslato che comporta un aspetto valoriale.

La relazione tra i due sensi è facilmente cogliibile: la connotazione geografica del primo è la miccia che fa esplodere nel secondo un aspetto degenerativo. Il Sud designa la posizione di ciò che sta sotto, sotto posto; quindi viene in scena dopo, in subordine e va visto sempre a partire dalla relazione con ciò che lo precede e sta in primo piano: il Nord. Questo uso eccede decisamente il senso geografico iniziale. Il Nord è il centro, il punto di riferimento e la pietra di paragone; il Sud è la periferia. È la periferia del mondo, ciò di cui vale la pena prendersi cura solo in seconda battuta e, che spesso, anzi, è meglio non vedere. Quasi la condizione di chi sta a Sud connotasse un’esperienza di vita di cui è arduo fare parola. Tale condizione lo rende oggetto e non soggetto di discorso. Ciò di cui si parla, non ciò che parla in prima persona. Questa sorta di discriminazione a scapito del Sud concerne, com’è noto, quasi tutte le situazioni relazionali, siano esse di tipo economico, culturale, politico etc.

Per contro, in un gioco ulteriore di metafora, il richiamo al Sud può far pensare ad una realtà che pulsa sotto la linea dello sguardo e, per essere colta, richiede approfondimento; un non lasciarsi sedurre dalla superficie delle cose e degli eventi, per squarciarne il senso più autentico e profondo. Fa cioè appello ad un bisogno di spessore che si è chiamati a scoprire e a soddisfare. Non rispondere a questo bisogno significa rinunciare a capire o, peggio, deformare l’orizzonte di ciò che si osserva. Darne un’immagine falsa.

Qui a mio avviso, si incentra la sfida, la forza dirompente e accattivante dell’espressione “A sud di ogni Altrove”. A partire dalla poesia, ad essere in essa interpellato è un Meridione come una sorta di luogo dell’anima; un luogo, ma anche un tempo, che ci precede e ci si fa innanzi a monte di “ogni altrove”. Beninteso, l’altrove è il luogo della poesia, quello che può disegnarne i contorni. Chiamarlo esplicitamente in causa dà il destro ad approfondire dove e come si gioca una possibile ruolo del poeta soprattutto in questi nostri pazzi, oscuri e quanto mai deliranti giorni. Muovo dal modo in cui Renè Char ne tratteggia il compito. Egli considera “il poeta, custode degli infiniti volti di tutto ciò che vive” (Fogli d’Hypnos, aforisma 83). Se il poeta è custode, a lui spetta un compito di sorveglianza. Se poi ciò che è chiamato a custodire sono “gli infiniti volti di tutto ciò che vive” se ne potrebbe quasi parlare come di qualcuno chiamato per vocazione a non escludere nulla dal suo interesse e dalla sua parola: “tutto ciò che vive” infatti, merita di essere detto. Non c’è chi non veda come ad andare immediatamente in frantumi sia la discriminazione cui si è accennato a carico del Sud. Non c’è nulla che sia da riguardare in seconda battuta: la custodia del poeta non ha confini; abbraccia gli infiniti volti di ogni singola esperienza e ad essa può ancorare fermamente la propria parola. Non per scelta o per gusto personale ma perché come essere umano, nato in un preciso tempo e in un preciso spazio, non è disancorato dalla realtà. Egli è uno di noi.

Se teniamo ferma questa dialettica come il senso stesso dell’impresa poetica, l’idea di un Sud di ogni Altrove rimette certo fortemente in gioco l’accezione traslata del Sud come periferia del mondo, ma in un senso assai diverso. Vi scava dentro offrendole un ancoraggio radicale e pervasivo.

Eccolo:

“Un poeta nasce negli spazi tra crimini,
furti, uccisioni, frodi, violenze,
nelle zone più oscure di questo mondo.

Le parole di un poeta si insinuano tra le
espressioni più volgari e basse
nei quartieri più poveri della città
e per qualche tempo dominano la società.

L’animo di un poeta è un solitario grido di verità
nato negli spazi fra mali e bugie del nostro tempo
picchiato a morte da tutti gli altri animi
L’animo di un poeta è condannato, non c’è dubbio”
(Ko Un, L’animo di un poeta)


Come non vedere qui, nella grandezza coraggiosa di questi versi dovuti a un poeta sudcoreano, un meridione assoluto della poesia che la pervade da ogni latitudine: da nord come da sud, da oriente come da occidente? Quasi una temperie dello spirito che spazza via le coordinate spazio/temporali, facendosene beffe e si impadronisce di noi. L’ intera rosa dei venti sembra accoglierne il respiro perché la portata della metafora che indica il fondo, indica per ciò stesso anche il profondo e fa del meridione un luogo/tempo per la profondità. Il poeta pesca esattamente nel mare burrascoso di questa profondità quando si fa custode di tutto ciò che vive. Da là tutto il discorso poetico trae inizio e orientamento. Da là prende forma ogni Altrove. Se tale, la poesia è sempre a “Sud di ogni Altrove”.
L’espressione ci mette così sulla pista di una condizione che è propria del discorso poetico, quasi lanciandoci nell’esplorazione di un suo DNA non sempre facile da cogliere e da accettare: qualunque sia la provenienza geografica dell’autore, esso deve portarsi dentro come proprio DNA questo scavare nel profondo.

E questo scavo:


-trasforma l’atto poetico in dono per lo spessore umano messo in campo senza infingimenti e ipocrisie dal suo autore. Quando c’è poesia si incontra un’anima. È l’animo del poeta ciò che ogni verso, volente o nolente, mette a nudo. Dallo spessore più piccolo e mediocre al più grande e sublime, il tratto del verso ne è sempre rivelatore. In questo senso, la poesia è sempre umana, in questo senso la poesia è sempre un rischio. Rischio è infatti l’umano come genere


-ne costituisce paradossalmente la voglia d’ alba incondizionata resistente a ogni destino di tramonto: l’eterno desiderio di inizio è il meridione assoluto della poesia. Non sappiamo dove migreremo, che sarà di noi domani. Ma domani è dove è sempre possibile ricominciare: la condanna dell’animo del poeta è riscatto per gli altri.


Spero che questa rubrica possa costituire un luogo di incontro, una fortunata koinè, per ingegni e fantasie di diversa provenienza che altrimenti potrebbero non avere occasione di incrociarsi. Invito chi voglia a prendervi parte.



                                 

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