Quando ero piccola di fronte casa mia c’era una chiesa barocca con un bellissimo giardino che nessuno ricorda più. Negli anni sessanta quel meraviglioso giardino, luogo di giochi, quel giardino abitato da alberi grandi e profumati, da rondini che a maggio facevano ampi giri e poi giungevano fin sul mio balcone, quel giardino fu distrutto per costruire una sala per matrimoni e la casa del prete. Distrutte le due rampe di scale barocche, distrutto ogni ricordo di quel giardino, non riesco a trovare negli archivi e nelle biblioteche nemmeno una fotografia come se non fosse mai esistito.
Nel ricordo appassionato del mio giardino dell’infanzia ecco come il profondo Sud si è arreso. Anche il profondo Sud si è arreso Come in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca... Guido per andare in centro, salendo via Marconi e vedo appeso sulla porta dell'edicola un titolo di giornale a grandi caratteri. Mi fermo e lo fotografo, mi ricorda un mio pezzo di alcuni anni fa, e i numeri evidenziano quel che scrissi allora: Anche il profondo Sud, come il profondo Nord, vive in case vuote, con vicini sconosciuti, con parenti lontani, con figli unici, con genitori separati, senza tavolate, senza quartiere, nel traffico, negli incontri occasionali, al computer. Anche il profondo sud, come il profondo nord, affida genitori anziani, ammalati, a badanti ucraine, moldave, russe, a case di riposo, ad ospedali. Anche il profondo sud vede le strade sempre più vuote, i centri commerciali sempre più pieni di occhi persi che non guardano più. Anche il profondo sud mangia da solo, in case ampie, mangia da solo, seduto al tavolo di una cucina piccola, grande, col televisore ad alto volume, con in mano un cellulare. Anche il profondo sud non ricorda più il suo passato, butta infelice i pezzi più cari, i mobili antichi, i quadri, le lettere, svuota le case dei genitori, donando a stranieri il comò, il cuscino, il vecchio piattino sbreccato oramai. Anche il profondo sud non conserva più, come potrebbe? Non sa più nemmeno cosa riporre via. Mamma, dov'è il mio diario, dove sono i quaderni, i libri, i vestiti, le scarpe? Li abbiamo buttati.
Abbiamo buttato la nostra ricchezza ed ora poveri, deboli ed indifesi, smarriti, cerchiamo una ragione. Smarriti ma pieni di boria, di supponenza, convinti che ancora ci tocchi in sorte un mondo migliore, sputiamo convinti su quello che abbiamo, ritenendolo poco, indegno del nostro sentire, ritenendo tutto inferiore, non come noi. Non abbiamo più una misura, non abbiamo un amico con cui litigare, un fratello da strattonare, un marito, una moglie da sopportare. Non abbiamo l’altro con cui rapportarci e smarrendo il fenomeno altro abbiamo smarrito il nostro fenomeno. Lo dicevano gli strutturalisti, lo dico anch'io, lo dice pure mia sorella, senza conoscere Levi Strauss!
Poi incattiviti, al
nord come al sud, diciamo che proprio non ne possiamo più, che siamo soli, che
siamo incompresi, che nessuno ci ama Abbiamo ragione, ho sicuro ragione, noi
siamo diversi… ma diversi da chi? Al Sud più a Sud si sta soli lo stesso che in
Svezia, in Finlandia, in Norvegia e Danimarca. Al sud come al nord.
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