ABSTRACT INTRODUTTIVO
Nel tempo delle fratture globali, dove la parola
“pace” appare sempre più simile a un’eco smarrita, l’arte ha ancora la forza di
offrirci immagini capaci di ripensare ciò che la cronaca distrugge. Le
premier baiser di William-Adolphe Bouguereau diventa, in questa
riflessione, non un idillio lontano, ma un gesto che interroga il presente: una
pace fragile, quasi biologica, che nasce dal contatto umano prima che dalla
diplomazia. Questa pagina di Margini fertili intende sostare su
quell’istante e lasciarlo germinare, tra analisi, poesia e risonanze interiori.
SVILUPPO DEL TEMA – La pace come
infanzia del mondo
La pace è un’infanzia: non quella della cronologia, ma
quella della possibilità. I bambini dipinti da Bouguereau non rappresentano
semplice innocenza; essi incarnano una forma primordiale della relazione,
un modo di stare nel mondo privo di armature, dove il volto dell’altro è ancora
un giardino e non un confine.
Nel quadro, ogni elemento – la pelle chiara, le pose
rotonde, il verde che li circonda – sembra dire che la pace non nasce
dall’assenza di armi, ma dalla presenza del gesto.
Un bacio, un contatto, una mano posata sulla guancia. È
in questi minimi accadimenti che il mondo potrebbe ricominciare.
Oggi, mentre l’umanità sembra oscillare tra i venti di
guerra in Europa, Medioriente, Africa, e una globale stanchezza morale,
quest’opera appare come un invito a reimparare il linguaggio delle cose
semplici.
Una provocazione pittorica: e se la pace fosse un gesto prima ancora che una
strategia?
RISONANZA POETICA – “Bacio di terra e di luce”
di Vittorio
Politano
PROSA POESIA – Sull’orlo del presente
SINTESI E SIGNIFICATO
L’opera di
Bouguereau, letta nel presente, ci consegna tre verità:
- La pace è un gesto, non un progetto astratto.
Nasce dal volto dell’altro.
- L’infanzia è il luogo della
possibilità: è lì
che l’umanità scopre la sua vocazione alla tenerezza.
- L’arte custodisce ciò che la
storia spesso tradisce: un modello di relazioni che non si fonda sul
dominio, ma sulla vicinanza.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- A. Boime, The Academy and
French Painting in the Nineteenth Century, Oxford University Press.
- G. Dargenty, Bouguereau et
son œuvre, Paris, 1891.
- J.-L. Ferrier, L’arte e la
pace nell’Ottocento europeo, Flammarion.
- S. Settis (a cura), Arte e
responsabilità del vedere, Einaudi.
- P. Ricoeur, Il simbolo dà da
pensare, Jaca Book.
SCHEDA OPERA
DESCRIZIONE CRITICA
Bouguereau,
raffinato interprete dell’Accademia francese, crea un’immagine che trascende la
semplice rappresentazione infantile. La perfezione epidermica, la luce limpida,
la compostezza dei corpi rimandano alla tradizione neoclassica; tuttavia,
l’intensità del gesto introduce una dimensione moderna, psicologica,
relazionale.
La scena,
immersa nel verde, comunica una pace originaria, prepolitica, una condizione
dell’essere prima della costruzione dei ruoli sociali. Così l’opera diventa un
controcanto al nostro presente, un piccolo sacramento laico della cura e
dell’incontro.

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