Occasioni di
felicità
Tre milioni di poeti, sei
milioni di occasioni di essere felici, tre imperdibili versi.
Non trovavano le parole per dirsi ti amo, Ingeborg
Bachman e Paul Celan, poeti suicidi quando si accorsero di non esistere al di
fuori della loro scrittura.
Anche loro appartenevano alla grande schiera degli
invisibili, ai quali la poesia aveva rubato gli occhi, tappato la bocca e
legato le mani, sigillando solitudini.
Fino al secolo scorso mungeva l’inconscio, da pochi
mesi ha venduto l’anima e il cuore all’intelligenza artificiale: da
inconsolabile orfano ed eterno bambino il nuovo essere metafisico è a balia di
ChaTGPT.
Ho scritto un solo libro ed era già scritto, la poesia
si è sempre scritta da sé.
Come ogni mattina uscirò di casa e porterò
sottobraccio due copie del volume con una pagina in più, una la regalerò a
Elling che ha già lasciato i suoi versi sui cartoni del latte del supermercato
di fronte, l’altra troverà dimora nella cabina telefonica, riadattata a
bookcrossing.
Pastore di sillabe
Quando le giornate si fanno buio, / l’ombra diserta i
confini, / fa voce d’eguale, / mette i raggi al cielo/ perché pedali più in
fretta.
Così tu dici, / quante parole restano sospese/ a
lacrimare di solitudine, / come nuvole, / da ultimo si dissolvono/ se non fanno
gregge.
Mi spingi/ a diventare pastore, / a riunire le sillabe
disperse, / a farne corpo/ per assecondare la luce, / salvare con la bellezza
il mondo.
I poeti, che brutte creature, ogni volta che parlano è
una truffa, Mussolini ha scritto anche poesie…
cantavano Francesco De Gregori e Fabrizio De André,
riempiendo gli stadi.
I poppanti saggi, gli Ungaretti che hanno compiuto
quattro volte vent’anni, hanno lettori più attenti, battono i denti quando la
luna non li riaccompagna a casa, contano e ricontano le occasioni felici sulle
dita di una mano.
Il mio lettore è già qui, riscriveremo insieme la
poesia di tre imperdibili versi.
(testo tratto da Wolandia, polittico inedito, 2025)

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