mercoledì 24 gennaio 2024

"CUORE NEL CUORE. RESPIRO NEL RESPIRO"

 


Alessandro Ramberti propone la poesia di Daniele Gigli

Per questa bellissima rubrica ho deciso di proporre il seguente inedito di Daniele Gigli, tratto dalla raccolta inedita Il corpo necessario.

Dai coppi le cornacchie annunciano il mattino,

il mezzogiorno, il pomeriggio, il vento,

qualsiasi cosa che ci piaccia credere un segnale.

Luomo è più lento della strada che percorre – sempre e qui,

qui dove Dio ci visita di spalle,

«non con la forza, ma cadendo interminabilmente».

La ruota gira, gira il tempo e porta via la pelle,

lascia il vuoto nelle guance.

Questa sirena che trapassa la finestra e insiste

e sembra – e adesso è sera – sembra dica

è perso il tempo, è perso e non ritorna.

 

Luci che scontornano nellombra,

male di pazzi – in ombra,

luomo col cancro che gli mangia in faccia e che cammina,

e noi che stiamo tra il bambino e lacqua sporca,

tra il bambino e lacqua sporca,

tra il bambino e lacqua sporca.

 

Conosco Daniele da diversi anni e anche se ci frequentiamo moto poco di persona, per lo più in occasioni di incontri letterari informali con altri autori amici, la sua poetica mi arriva nel profondo perché credo scandagli aree esistenziali e spirituali con aree di intersezione significative. Daniele è un grande cultore di poesia italiana e straniera (in particolare è un esperto e un appassionato traduttore di Eliot) e ha un dettato cristallino e al contempo ricco di echi, i suoi versi risultano chirurgici ma sanno di esserlo per necessità, non per vanità di indagare nelle magagne degli altri o per esporre narcisisticamente sé stessi. C’è una onestà vera e ricolma di pietas, nei suoi versi, ma sono banditi sentimentalismi e scorciatoie (“e noi che stiamo tra il bambino e lacqua sporca”). Il poeta si riversa in squarci musicali potenti (“La ruota gira, gira il tempo e porta via la pelle, / lascia il vuoto nelle guance.”), fotografa realtà vissute (“Questa sirena che trapassa la finestra e insiste”), ci dona correlativi oggettivi palpitanti (“Dai coppi le cornacchie annunciano il mattino”, un doppio settenario ovvero un martelliano), immagini e suoni che si imprimono come tatuaggi indelebili nel lato interno del nostro corpo che è in quanto anima che à in quanto corpo (“Luomo è più lento della strada che percorre – sempre e qui, / qui dove Dio ci visita di spalle, / «non con la forza, ma cadendo interminabilmente»”). C’è dunque una tensione ricca di energia contenuta in una scrittura nitida, fluente, precisa: “Luci che scontornano nellombra, / male di pazzi – in ombra, / luomo col cancro che gli mangia in faccia e che cammina”. La domanda senza punto di domanda che ci lascia (e si fa) per tre volte il poeta di Collegno ci inquieta ma in fondo ci sprona ad alzare lo sguardo: Cosa c’è fra il bambino e l’acqua sporca?

Ognuno può trovare in sé stesso una o più risposte. In questo momento del mio cammino, a me piace pensare a una sfida a scacchi di sapore ingamariano con la morte, una sfida che certo destabilizza e angoscia ma ci ricorda quanto sia preziosa ogni stilla di vita.


 NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Daniele Gigli (Torino, 1978) è archivista documentalista e studioso di letterature comparate. Amante di T.S. Eliot, gli ha dedicato le traduzioni di The Hollow Men (Gli uomini svuotati, 2010) e Ash-Wednesday (Mercoledì delle Ceneri, 2013), oltre alla monografia T.S. Eliot. Nel fuoco del conoscere, pubblicata con Ares nel 2021. Per lo stesso editore ha di recente curato una scelta di traduzioni da Emanuel Carnevali, Finché Dio ci vede (2023).

Ha pubblicato quattro libri di scrittura in versi, i più recenti dei quali sono Fuoco unanime (2015, 2016) e Di odore e di generazione (2019).

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