Fra qualche giorno sarà il 26 Febbraio 2024,
esattamente un anno dal febbraio 2023, quando una domenica mattina una
barca scassata, che portava alcuni nostri fratelli immigrati, si è distrutta
sugli scogli di una secca della spiaggia di Steccato di Cutro.
Conservo ricordi indelebili di quel giorno, ma in modo particolare, la mia memoria ogni giorno mi riporta alla mente quella preghiera, in quella prima benedizione, impartita ai corpi imbustati in quelle sacche bianche in cui - dalle forme potevo indovinare - c’erano anche i cadaveri di alcuni bimbi.
Socchiusi gli occhi, stesi le mani consacrate per una benedizione, che potesse in qualche modo arrivare al cuore di queste persone, che erano partite piene di speranza per una vita migliore.
Ricordo che tentai di farfugliare una preghiera al Dio in cui credo, quando un vento fastidioso - un vento che poi ho capito essere la Ruah di Dio, il vento dello Spirito Santo che in qualche modo ti scomoda e ti chiede qualcosa in più -, quel vento fastidioso mi fece cambiare preghiera.
E invece di chiedere a Dio, come avevo iniziato a pregare, di accogliere questi fratelli, di tenerli fra le braccia e di consolare queste speranze stroncate, dissi tra me e me:
“Ma sto chiedendo al Dio dell'Amore di avere Amore?
Forse devo cambiare preghiera e devo chiedere che Lui, Amore, insegni a noi umani ad amare e ad amare gli altri, così come sono; ad amarli quando sbagliano, ad amarli quando sono nell'errore, ad amarli quando sono immigrati, che vengono da noi a chiederci, in qualche modo speranzosi, un aiuto fraterno concreto.
Devo implorarlo di farci diventare così tanto umani da
essere solidali, da aprire i nostri cuori in modo tale che si possa dare
speranza a questi che non ne hanno tanta e che, nella disperazione, la cercano
sulle nostre coste, nei nostri territori, nella nostra nazione.”
Chiesi al Padre di farci capire in qualche modo, che cosa vuol dire credere nel Dio dell'Amore, che non si riduce a pratiche religiose, a processioni, a faccende che ovviamente e sicuramente fanno bene ‘come scuola umana’, ma che poi devono trovare concretizzazione, nell'incontro con qualsiasi essere umano.
Questa preghiera ha immesso dentro di me una specie di cambiamento e già da subito - io che sono stato sempre riottoso alle interviste in televisione ed a quant'altro potesse in qualche modo mettere in evidenza la mia persona - mi interrogai se fosse il caso di tacere o meno.
Quando si avvicinarono i giornalisti in cerca di uno scoop e mi posero delle domande, rimasi poco poco in silenzio.
Volevo rifiutarmi di parlare, ma poi dissi a me stesso
che forse, non avendo mai fatto un voto in vita mia, questa era l'occasione per
farlo.
Feci il voto di parlare, di dare voce a quelle persone, che avevo benedetto e che ormai non potevano più esprimersi, non potevano più raccontar nulla della loro storia e non potevano più urlare il bisogno di incontrare persone, che umanamente avrebbero potuto dar loro una mano solidale, un aiuto.
Da allora parlai ovunque: in tv, sui giornali, ma non è servito a molto.
Ho sentito troppe chiacchiere e mi sono indignato
troppo; ho tentato anche di formulare idee, che dessero largo respiro agli
orizzonti sia culturali che sociali, ed anche politici - ovviamente Politici
con la P maiuscola, non certo quella dei partiti -.
Anzi, mi aspetto che nella ricorrenza di questo
triste anniversario, si faranno un sacco di chiacchiere, si diranno
tantissime belle parole, forse si innalzeranno anche delle preghiere.
Mi resterà una domanda: “Dov’è la nostra fede nel Dio dell’Amore”?
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