La tartarìughe (La tartaruga) di Vincenzo Mastropirro
I dialetti nazionali sono un vero patrimonio linguistico e memoriale che la poesia ha spesso esaltato ad altissimi livelli (A partire da Carlo Porta a G. Gioacchino Belli, da Tonino Guerra a Ignazio Buttitta per citarne alcuni). Questo mese selezioniamo un bel testo di Vincenzo Mastropirro, artista pugliese la cui voce è ben nota al di là della regione da cui proviene. La poesia in oggetto, la tartariughe (La tartaruga), ci suggerisce almeno due chiavi di lettura. La prima è di natura fonetica-musicale. Il testo in dialetto, costituito da due quartine di endecasillabi spuri, è fortemente ritmico, grazie all’abbondanza di consonanze e ripetizioni, rimalmezzo e un lessico volutamente musicale. D’altronde Vincenzo è musicista professionista pluripremiato ed è naturale che note e versi rappresentino le due facce complementari del suo essere artista tout court.
La seconda chiave di lettura è l’eccellente fattura della traduzione in italiano, caratteristica non comune agli autori dialettali ma necessaria, a mio avviso, per la sopravvivenza della poesia in dialetto. Abbiamo bisogno, sembra suggerirci l’autore, di imparare dalle tartarughe: stare in disparte, in penombra, ascoltando la lentezza del nostro respiro, per morire e rinascere seguendo i tempi del nostro corpo e della nostra anima.
Ho l’impressione che niente meglio della poesia possa contrastare i ritmi disumani della modernità. Senza bisogno di urlare o ostentare il proprio ego, Vincenzo ce ne offre un esempio grazie alla magia che riesce a creare tra le parole e le immagini che rappresentano.
La tartarìughe
Osce so fatte cume la tartarìughe
so prevote a sto suotte, sotta-tìérre.
U fridde è cure giuste e sènza paghiure
me so arrevegghjòte cu la manda nirue.
Sparìésce pu’ timbe ca ‘nge vole
pe’ po’abbevìésce e sparìèsce arrète
linde-linde cume vole la lendìézze
linde-linde cume vole u fiote.
Oggi ho fatto come la tartaruga/ ho
provato a star dentro, sotto terra./ Il freddo è quello giusto e senza paura/
mi sono avvolto col mantello nero.// Sparisco per il tempo che ci vuole/ per
poi rinascere e svanire nuovamente/ lentamente come vuole la lentezza/
lentamente come vuole il respiro.
Note per la lettura
Il dialetto è quello parlato a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari.
Le e senza accento si leggono
alla francese, cioè mute, escluso le e
con accento grave o acuto e le congiunzioni. Gli accenti sulle altre vocali
servono per facilitare la lettura.
Vincenzo Mastropirro Poemusico (1960) pugliese di
Ruvo di Puglia, vive a Bitonto (BA).
È flautista, compositore, poeta, didatta. Ha inciso oltre 20 CD, essenzialmente col Trio Giuliani e col Mastropirro Ermitage Ensemble e altre formazioni con un repertorio che va dal classico al contemporaneo, dalla contaminazione all’improvvisazione e suonato per importanti teatri e sale concertistiche in Italia e all’estero - Egitto, Francia, Inghilterra, Germania, Marocco, Spagna, Malta, Romania, Austria, Iraq, India, Grecia e altri.
In poesia ha pubblicato nove raccolte: Nudosceno (LietoColle, Faloppio 2007); Tretippe e Martidde / Questo e Quest’altro (G. PerroneLab, Roma 2009, ampliata e ripubblicata Tretippe e Martidde 2.0 con SECOP, Corato 2015); Poésìa sparse e sparpagghiote / Poesia sparsa e sparpagliata (CFR, Piateda 2013); Timbe-condra-Timbe / Tempo-contro-Tempo (puntoacapo editrice, Novi Ligure 2016); Notturni (Terre Sommerse Roma 2017); Sud..ario Passio Christi/Passio Hominis (SECOP ed. Corato Ba 2019); Pezzecatìdde / Briciole (Cofine ed. Roma 2019); Operette da sottoscala (Emersioni editore gruppo LIT Roma 2020). Sette voci in campo…antologia sul calcio (La Vita Felice edizioni Milano 2021)
Compare in numerose Antologie e Blog letterari. Tra i numerosi premi letterari, gli è stato conferito il Premio Lerici Pea 2015 - Sezione poesia in dialetto «Paolo Bertolani», Premio Poesia Onesta 2016 Falconara Marittima (An), Premio Nazionale Galbiate (Lecco) 2018, Premio “Giannone” Città di Ischitella 2019.
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