Il
leggero transito delle parole è l’ultimo libro di poesie di
Grisellda Doka – poetessa bilingue, docente di lingue, mediatrice culturale -
edito da Macabor edizioni, 2023. Si presenta come un libro compatto, in cui si
intrecciano linee tematiche differenziate ma che esprimono un respiro unitario
e sono declinate in maniera sempre originale. L’emergere, ad esempio, del tema
del viaggio, che mette a fuoco spunti biografici inserendoli in un contesto
storico e sociale che li accoglie ma non li esaurisce. Questa caratteristica
del libro permette di attraversare anche il perché del fare poesia per
l’autrice, la fede nella parola, e anche nelle lingue diverse che si
confrontano, nonché le costanti, le variazioni sui temi affrontati e le
soluzioni stilistiche. A tal proposito ho posto a Griselda, che ringrazio per
la disponibilità, alcune domande.
1) Un
aspetto che emerge dai tuoi testi è la dimensione del ‘viaggio’, “il viaggiatore cerca di bagnarsi/ forse
tutto il mondo gli basta/ così/ forse il tutto/ gli è sgorgato dalle mani”. Il tuo sguardo è rivolto a ciò che da sempre
è in movimento, come cifra dell’esistenza tua e di ogni vivente. In che modo la
tua parola poetica declina questo confronto?
Gran parte della mia scrittura nasce e si sviluppa in movimento. È da un po’ di anni cosi (sarà anche perché fisicamente per motivi di lavoro o famiglia sono in movimento anch’io). Mi piace l’idea di cogliere l’istante puro nato da un’osservazione, una percezione o semplicemente da una riflessione. Il tutto si cristallizza meglio nel divenire, ma la nascita del verso puro è in movimento. La raccolta “Il leggero transito delle parole” contiene dei componimenti nati quasi tutti nei luoghi di transito: porti, aeroporti, stazioni, luoghi di passaggio, città di passaggio e cosi via e penso che questa si veda. Vorrei perfezionare ancor meglio l’idea di scrivere della transitorietà, della precarietà, della vulnerabilità che tutto ciò comporta, forse perché si è un po’ di più veri quando si è vulnerabili.
2) “Quando ero rabbia e dolore/ imparai che
le tenebre/ non sono mai abbastanza/ un
unico sole non può mai bastare” . I tuoi testi sembrano
costruirsi intorno a una serie di opposizioni: luce – tenebre; amore –
solitudine; dolore – gioia. Senza offrire però una soluzione che rassicuri il
lettore. In che modo quest’apertura si manifesta nei tuoi versi?
Tornando sempre sul discorso
della vulnerabilità, è attraverso questa condizione che anch’io come poetessa
metabolizzo i concetti nella loro “totalità” e “polarità” ed ecco perché c’è
questa costante di opposizioni come tu giustamente sottolinei. Non offro
soluzioni, perché penso che la poesia non serve poi a fare ciò, serve piuttosto
a far luce sulle ombre e cercare di farci stare un po’ più lontani dagli
abissi.
3) E poi
appare, per tratti e frammenti, la dimensione ‘narrativa’, come una necessità
che attraversa gran parte del libro, e fa emergere una pietas del ricordo che si posa sulla vita. In che modo la dimensione
‘narrativa’ si declina nella tua voce
poetica, quali forme assume?
Amo la poesia che narra e che si spoglia delle metafore e del lirismo nel suo senso classico. Non so quanto io riesca in questo, ma ci provo. Attraverso la poesia mi piace narrare il mio punto di vista sulle cose del mondo, ma in ogni caso rispettando un ritmo interno che prima che venga trascritto sulla pagina, è canto. Penso che il mio stile sia un mesto canto e narrazione, una sorta di epica post moderna.
4) Quasi tutte poesie di questo libro nascono in lingua italiana, tranne alcune di cui pubblichi anche la versione in albanese. Come ti confronti con il tuo bilinguismo poetico? In che modo hai modulato la tua voce nei testi? Quale equilibrio del dettato hai trovato nei testi e tra i testi?
L’equilibrio tra le due lingue l’ho ritrovato da pochi anni e in modo del tutto naturale. Per me è il luogo e il contesto reale dove mi trovo che determina la poesia. Così, quando sono in Italia scrivo sempre in italiano e quando rientro nel mio paese ecco che la mia prima lingua spunta naturalmente. Questo equilibrio naturale mi ha fatto trovare pace anche con me stessa, perché temevo di perdere la capacità di scrivere nella mia lingua, senza dover tradurre o riscrivere. Ho scelto di lasciare i testi in albanese perché, appunto, sono quelli nati in albanese e ho adattato la traduzione.
*
Ci sono cose che non ho
mai rincorso
perché ho sempre saputo
che fossero lì ad
attendermi
ad avvolgermi come un incantesimo
dopo le mie fatiche
il cuscino rosa, la
sera
le scarpe dietro la
porta
e l’età di mia madre
che non cambia
non cambia
*
(Fanon)
La voce degli oppressi
passa in microfoni d
di morbida spugna
e si sedie su soffici
poltrone
strilla e urla in
riunioni di sala
suona campane in ogni
ora del giorno
La voce degli oppressi
ha cambiato onda
chi sarà a darci che cos’è la bellezza?
*
Su questi binari tutto
cambia
in migliaia di sguardi
riconosco quello vero
la presenza
l’eterna ricerca dei
perché
il silenzio
per tacere l’affanno
dei giorni
le mancate occasioni
i limiti
i miei, i tuoi, i loro
i vostri
i nostri
si dissolvono sulla
scia dell’impossibile
senza orizzonti e
confini
Nota biobibliografica
Griselda Doka è nata a Tërpan, Berat (Albania) nel 1984. È Dottore di Ricerca in Studi letterari, linguistici, filologici e traduttologici presso l'Università degli Studi della Calabria.
Attiva come operatrice culturale,
organizza e partecipa ad eventi sul territorio ed è membro di varie giurie
letterarie. Oltre alla sua lingua madre,
scrive anche in italiano.
Ha pubblicato Soglie con Aletti Editore nel 2015, la silloge bilingue Solo brevi domande esiliate (Fara
Editore 2015), Dimentica chi sono
(Fara Editore 2018) e l’ultima raccolta Il leggero transito delle parole (Macabor
Editore 2023). È presente in varie antologie nazionali e internazionali. Ha
vinto vari premi letterari, tra cui il Premio della Critica al Poetry Awards a Napoli 2016, Scrivere
Altrove, Cuneo 2018, Premio Internazionale L. S. Senghor 2018, Faraexclesior
2018, Calabria in Versi 2023. Sue poesie sono state tradotte in albanese, russo
e spagnolo. Collabora, inoltre con diversi progetti di traduzione professionale
e letteraria dall’albanese in italiano e viceversa. Vive e lavora in Calabria
come docente di lingue e mediatrice interculturale.
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