venerdì 19 aprile 2024

UN LIBRO IN TRE PAROLE - Pasquale Vitagliano

 

Corpo

La poesia è la lingua del corpo. Il corpo, a sua volta, è un testo vivente a cui i versi danno voce. Attraverso questa connessione intima riusciamo a percepirci integralmente e pienamente come esseri umani consapevoli e senzienti. Attraverso questa ricostituzione il discorso poetico si fa necessariamente civile. La poesia è l’habeas corpus che presidia la nostra individualità e lo statuto che afferma la nostra appartenenza ad un civiltà antichissima e, allo stesso tempo inattuata.

Di sicuro

C’è solo

Che sono vivo

Sì sudo

Ma sto bene

Sudo senza volerlo

Non riesco più a pensare

Come sono arrivato

A questo punto senza sudare

Non c’è alcun calcolo

Nei segni lasciati sulla fronte

Non sono concetti queste gocce

Viscerali e loquaci segnalano

Senza alcuna intenzione visibile

Il momento più eloquente

Che non battezza alcuna bellezza

Ma in silenzio pronuncia il mio nome.

 

Apprendistato

La poesia è una forma di resistenza ai formalismi di ogni mito della realtà. Contro chi tende a trasformare i segni in fatti e cose, lo sforzo di questo linguaggio poetico è di ricondurre i segni al loro essenziale sistema simbolico. Dobbiamo tornare dal segno al senso, anzi connettere il senso delle parole al senso stesso delle cose. Questo apprendistato di scrittura e anche e sempre un esercizio biologico ed esistenziale. Abbiamo accettato la condizione permanente di un apprendistato alla salvezza. L’apprendistato non ha mai termine. La salvezza è un orizzonte.

C’è stato tolto tutto

Chi si azzarda più

A dipingere madonne

Ci hanno privato delle ninfe

Le nature morte sono morte davvero

Non più scandalo nemmeno

Un barattolo o un volto scomposto

Ci hanno lasciato infine i rifiuti

Al massimo da differenziare

Che arte puoi fare se non un’alchimia

Almeno per chi come a tutti gli umani

Spetta di camminare.

 

Salvezza

La parola non cura. La poesia non salva. Eppure, la poesia è la luce della nostra esistenza. Allo stesso modo, la luce non serve a salvarci. Ma rende chiara la reale sostanza delle cose. Questa consapevolezza ci permette di cogliere la grazia nell’esserci, qui e ora. Dentro questa attesa anche il dolore acquista un senso che ci permette di accompagnarlo fuori di noi.

Ho bussato a tutte le porte

Qui non c’è più nessuno

Salvo i fantasmi dietro le porte

Che spiano furtivi dagli spioncini

Spaventati dal rumore della vita

Ora che s’erano acquietati

Dopo la prova che la parola non cura

Temendo invece la luce

Che quando sopraggiunge

Mostra la reale sostanze delle cose

Le parole scovate sterili

Sono state lasciate sgomente sull’uscio

La luce la luce è la luce.

 

 

 


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