RIPORTO UNA PAGINETTA DA INTERNET.
“SIGNIFICATO Segmento
organico indivisibile di suoni, che abbia significato anche da solo, con cui
l’uomo comunica
ETIMOLOGIA dal
latino parabola ‘similitudine’, parabolé in greco, che è
dal verbo parabàllo ‘confronto, metto a lato’.
La
parola, astrazione simbolica, nasce
accanto all’oggetto o all’azione che rappresenta. Nella realtà esterna, di per
sé, è un suono, al massimo è un carattere tracciato su un supporto: è un
significante che porta un significato. Si tratta di un’unità universale,
presente in ogni lingua umana formalizzata, vero e proprio atomo comunicativo -
e in quanto tale spesso, nella nostra lingua, citata come prototipo di questo
atomo, nella sua piccolezza e nella sua profondità: mettere una parola buona,
dare la mia parola, dirò solo un paio di parole.
Ma non
è solo questo. La parola, come ogni allegoria e metafora, non è mera
descrizione, ma è un’entità creativa -
scegliendola si sceglie e genera una realtà.”
Ora vi
porto a trovare un bimbo di un anno e mezzo. È mio nipotino. Ha due anni.
Quello che scrivo ora l’ho imparato da Lui. Lui parte da un suono, o un segno
su un foglio. Poi cerca di ripetere la mia parola. Lo metto alla prova e dico:
ginnastica. (Si riferisce al fatto che la mamma si è allontanata per un’ora).
Lui mi risponde partendo dall’ultima sillaba, ca. Giustamente perché usando la
memoria work, della mia parola memorizza l’ultima voce. Quindi Lui parte da un
suono che è già immagine in lui, perché lo usa in tutto quello che fa. Poi
succede qualche cosa che io definisco “drammatico”. Io adulto gli impongo la
mia “parola”, il mio “Verbum”, il mio “Logos”; ma è il mio, il nostro. Lui sa
dagli otto mesi che imparerà la lingua della sua famiglia. Messo tra tanti
bambini che sentono molte lingue, al settimo mese e in poi lui presta ascolto a
quella familiare. Per me risulta drammatico che la sua parola dovrà nascondersi
dentro di lui, insieme alla sua intellezione primaria, alla sua intelligenza
senziente. Alla sua verità.
Dire
inconscio, dove essa è andata ad abitare, non è esatto da come noi forse lo
concepiamo. Questa parola divenuta “segreta” costruisce il suo mondo, il suo
divenire, il suo essere nell’esistenza. Quale ricchezza potremmo perdere! Le
cose stanno così? Questa è la mia esperienza. Ho impiegato quarant’anni a
distaccare da me l’appreso, e far emergere il mio “segreto”, la mia voce e la
sua parola.
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