venerdì 15 dicembre 2023

SERRATI VERSI - Francesco Filia dialoga con Massimiliano Mandorlo

 

Mappe del grande mare è l’ultimo libro di poesie di Massimiliano Mandorlo - poeta, giornalista, critico letterario - edito da MC edizioni, 2023, vincitore dell’ultima edizione del Premio Gozzano , sezione poesia edita. Si presenta come un libro articolato e compatto al tempo stesso, in cui si intrecciano linee tematiche e stilistiche che attraversano le quattro sezioni (Cantico terrestre, Terra incognita, La gioia, Finestre) che compongono l’opera. L’intero libro è attraversato da una luce calma e potente al tempo stesso; luce che illumina ogni sfumatura del dettato e ne restituisce l’antica meraviglia che lo ha generato. Per comprendere meglio la genesi del libro, ho posto a Massimiliano, che ringrazio per la disponibilità, alcune domande.

1  1)   «Mare portami/ mare benedicimi// mare che sei in me/ fin dal primo azzurro/ terrestre battito». In questi versi incipitari, e in molti altri, emerge una dimensione potentemente ottativa del tuo dettato che, in alcuni versi, diventa vera e propria invocazione. Come hai modulato questa linea espressiva nel tuo libro? 

È un po’ il cuore pulsante delle Mappe, come tu hai giustamente individuato. Dimensione del desiderio, anche spes contra spem se vogliamo, invocazione che si fa ricerca e che brucia alimentandosi appunto in questo fuoco. Mi tornano ora in mente le cose sperate di Dante in Paradiso XXIV – penso alla speranza come un fiume carsico, sotterraneo, che scorre silenziosamente nonostante i disastri e le macerie della storia umana. Questa linea espressiva nel libro corrisponde anche a un ritmo nuovo, a una sorta di musica “delle origini” che equivale all’ascolto di un ritmo interiore che viene ancora prima della scrittura. Come se la poesia nascesse in questa tensione conoscitiva, socratica, verso noi stessi e il mondo che pensiamo di conoscere. Cerco attraverso la scrittura ciò che ancora non conosco, altrimenti è riflessione più o meno colta, sociologia. 

2 2)   La  tua è una poesia in cui i luoghi hanno un ruolo eminente. A partire da quella metafora onnicomprensiva del  ‘grande mare’ .  I tuoi versi tracciano, come una ‘mappa’ , città, regioni, paesi (la Romagna, l’Adriatico, Milano, la Sicilia, Mussomeli), oceani e continenti. Come si presentano i  “luoghi”, sia quelli vissuti che quelli immaginati, nella tua scrittura? Come diventano visione e parola poetica? 

I “luoghi” sono tutto, sono la radice e lo spazio che ci àncora in questa esistenza. Ognuno è un patrimonio genetico e geografico con una sua incredibile identità, io sono i “miei” luoghi e quindi sono il frutto delle luci della Romagna collinare che guarda le piattaforme al largo dell’Adriatico, dell’ombra dei pini di Riccione paese come delle antiche confraternite arroccate nella Sicilia interna di mio padre, di una pietruzza erosa dall’acqua, dal sole e dal vento nella riserva di Vendicari. La tengo nel portafoglio, forse per ricordarmi di cosa sono fatto. La visione è già dentro il luogo, le appartiene, alla poesia e all’occhio del poeta il compito di trarla fuori e restituirla, almeno per frammenti e barlumi. 

3 3)    Nella lettura del tuo libro sembrano prevalere due stati d’animo: la gioia, che dà il titolo ad una sezione del testo, e l’attesa. Stati d’animo che si intrecciano con il tuo confronto con la parola delle sacre scritture e della tradizione cristiana, a partire dal ‘cantico’,  da un lato e, dall’altro, con la sapienza greca, penso  alla citazione dei versi delle Eumenidi.  In che modo il rivolgerti a queste tradizioni culturali ti ha permesso di declinare la gioia e l’attesa e le altre dimensioni dell’anima? 

Come per i luoghi, così noi siamo anche le nostre letture. Quando leggevo della notte come “nera madre” delle Erinni nelle Eumenidi di Eschilo ho pensato a quest’inedita dimensione materna della notte che avvolge tutto, i cieli e l’asfalto delle metropoli o il “nero Adriatico” che, visto dalla collina, si mescola al buio del cielo, tra miriadi di luci all’orizzonte di strade, case, navi come “fuochi sospesi nell’aria”. Inni, salmi, canti, invocazioni si fondono in un unico cantico. Più che guardare verso Nord o al mito dell’America, mi sento immerso nella tradizione greco-cristiana, nel cuore del Mediterraneo con i suoi molteplici incroci e influssi. Così anche i sentimenti tradotti nelle parole della poesia partecipano a questa grande “mappa” o “breviario” mediterraneo, secondo la geniale definizione di Predrag Matvejević. 

4 4)     Pur rimanendo la tua voce ben definita - con il prevalere di un verso breve, quinario e settenario,  organizzato prevalentemente in terzine e quartine - a me sembra che tu ti apra a un dettato polifonico,  che va dal verso piano e disteso  ad accensioni sapienziali, a sequenze poematiche,  fino alla prosa poetica. In base a quali criteri hai cadenzato il verso? Come hai dato il giusto equilibrio al testo?

Come hai attentamente notato, coesistono nel libro più livelli e forme di espressione, una polifonia appunto. Tutto – almeno mi pare, ripensando al libro nella sua interezza – è unito da un’unica “visione” di insieme. Poesia, poema e prosa partecipano all’unico grande movimento circolare del libro che è quello del viaggio, terrestre e marino allo stesso tempo, che inizia con l’invocazione “Mare portami” e finisce nuovamente con il “mare”: “la terra è un cielo / rovesciato nel mare”. Quasi tutti i testi del libro sono stati scritti durante la prima reclusione pandemica: tra venti di allarme e morte, tempeste mediatiche e altro il silenzio necessario ha fatto nascere, paradossalmente, le parole della poesia. C’è stato certamente un lavoro successivo di scelta e organizzazione dei “frammenti” ma tutto è sorto naturalmente seguendo questa prima inclinazione, questa disposizione all’ascolto. Come a dire: c’è qualcosa che esiste e resiste in noi di fronte di fronte e prima di ogni potere e ideologia, anche letteraria. Nel magma dell’esistenza siamo liberi di cantare. E non è poco.

 

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Massimiliano Mandorlo (Misano Monte 1983) collabora con le pagine culturali di vari quotidiani e riviste ed è bibliotecario presso l’Università Cattolica di Milano. Il suo ultimo libro di poesia è Mappe del grande mare (Mc edizioni 2023) vincitore del Premio Guido Gozzano.

 

 Nera notte, madre

scendi

 

sulla riviera illuminata

sopra uomini      navi  città

e miriadi luminose

di strade e ponti

 

guardiamo questi fuochi

sospesi nell’aria

tremare

sul nero Adriatico

 

inchinarsi verso Oriente

 

 

Sono solo davanti al mare e vedo 

nascere il mondo in una nuova luce,

l’albero della nave è una fiamma

incandescente nel blu, nel viola, strappa

le ancore nere di questa notte…

 

Qui tutto cerca la sua origine,

tutto ritorna nel suo vero nome

palme, uccelli, mante uscite dal buio

è l’alba: ogni cosa canta, esplode

di gioia

           in questa terra di frontiera.

 

Finestra #1

 

L’uomo al centro della strada barcolla nel vento, poi scompare inghiottito dal verde oscuro dei platani. La notte è dei rider, la notte è dei tram che come deserte scialuppe incendiano la notte. La processione dei camion oltrepassa lo schermo, entra nelle case, nei secondi luminosi, la memoria è un fondale e accoglie ombre e voci portate dal vento. La notte è anche in te, custodisci la sua parte di luce e lasciala brillare in questa storia, in questo tempo.


 


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