lunedì 18 dicembre 2023

A SUD DI OGNI ALTROVE - Grazia Procino

La letteratura, la filosofia e l’arte sono impregnati del tema del conflitto. Nell’antica Grecia il filosofo Eraclito sostenne che l’armonia del mondo non si basa sulla pacificazione dei contrari, ma sul mantenimento del conflitto, il cosiddetto pòlemos. La vita, pertanto, è lotta e opposizione e la sua armonia risiede in ciò; il mondo è pòlemos tra elementi in continua opposizione gli uni agli altri. Prima di Kant e di Hegel, Eraclito individua nel dinamismo e nel divenire il fulcro del mondo. Infatti, il nostro stare al mondo e nel mondo si delinea nella capacità di cambiare in risposta alle sollecitazioni esterne e interne a noi; e questo mutamento, a pensarci bene, non è altro che azione e reazione a ogni elemento vitale. La filosofia e il teatro nascono in Grecia e sono la quintessenza del vivere in una dimensione di civiltà occidentale da cui ancora attingere modelli e impressioni di senso. Gli antichi Greci giungono nell’Italia del Sud, a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, e ne colonizzano ampie regioni trasferendo riti, immagini mentali, la cifra della propria identità culturale. Attraverso il teatro, il mito, la letteratura gli uomini antichi e contemporanei hanno l’opportunità di illuminare zone oscure che sono in agguato dentro ognuno di noi, e che, se ignorate, possono trascinare in un abisso senza ritorno. Queste zone misteriose scatenano e rappresentano i conflitti che abbiamo il dovere morale di riconoscere per prendere convintamente le distanze. Pensiamo alla Medea di Euripide che uccide i propri figli per affermare la sua femminilità tradita e offesa; essa diviene paradigma dell’infanticidio che, innescato dal conflitto tra coniugi, rappresenta il cuneo d’ombra della disumana ferocia, che pure alberga nel nostro animo e si disinnesca nella sua distruttiva potenzialità mettendosi in scena.

Cosa è rimasto e rimane del conflitto, tema nevralgico della cultura greca e declinato in varie forme (ad esempio, l’estrema litigiosità provocava la proliferazione dei processi, come evidenzia la commedia “Le Vespe” di Aristofane) nel Sud d’Italia? La propensione alla discussione, una certa vocazione alla retorica per la risoluzione di contrasti, l’incandescente focosità caratteriale, avvertita anche nella dimensione emotiva, sono alcuni degli aspetti patenti della permanenza antropologica del conflitto nelle terre meridionali.

Nessun commento:

Posta un commento